È nata una nuova allenza per la realizzazione del jihad globale. La scorsa settimana i principali gruppi qaedisti attivi in Mali (secondo alcuni sono cinque in tutto, secondo altri tre) hanno postato un video. Nello stesso si può riconoscere Iyad Ag Ghaly. Costui è stato proclamato leader di questo nuovo “cartello” del jihadismo, che prenderà il nome di Nusrat al-Islam. Ghaly è stato finora conosciuto come il leader del gruppo etnico tuareg. Un’etnia che da tempo opera nel nord del Paese in collaborazione con i gruppi fondamentalisti islamici. Il gruppo tuareg è così confluito nell’Ansar Dine, che a sua volta aderisce al più ampio Gruppo Salafita per la Predicazione e il Combattimento. In sostanza il braccio armato di Al Qaeda che opera nella zona del Sahel.
Un gruppo per sostituire il Califfato
Il video, diffuso dall’agenzia stampa mauritana Ani, rappresenta l’inizio della storia di un nuovo gruppo jihadista. C’è tuttavia da sottolineare una differenza sostanziale con il passato. Se infatti i tuareg insieme ai qaedisti saheliani avevano finora operato esclusivamente nella regione, questo nuovo gruppo parla apertamente di jihad globale e transnazionale. Una dichiarazione che è da analizzare in concomitanza con il declino del Califfato nella regione siro-irachena. Il nuovo Nusrat al-Islam vuole così riempire il vuoto che probabilmente Daesh lascerà in seguito all’imminente caduta di Mosul.
Chi è il loro leader?
La nascita di una nuova jihad è dunque una concreta minaccia per i Paesi confinanti il Mali e non solo. La Libia potrebbe essere il primo obiettivo. Ghaly ha infatti combattuto tra le fila della Legione Islamica del Colonnello Gheddafi a cavallo tra gli anni ‘80 e ‘90. Conosce molto bene dunque il territorio, le etnie e le dinamiche presenti in Libia. Sappiamo inoltre, come riportato dal giornale francese Le Monde lo scorso ottobre, che circa 20 milioni di armi sono uscite dalla Libia dopo la morte di Gheddafi. Le stesse sono andate a rinforzare direttamente i gruppi qaedisti operanti nel nord del Mali. Ora gli stessi potrebbero così unirsi alle forze qaediste già operanti in Libia, in particolare quelle presenti a Bengasi.
Le responsabilità francesi
Paradossale è in questo scenario il ruolo giocato dalla Francia. Ghaly era stato infatti preso in considerazione dal Governo maliano per avviare un processo di pace con il nord Tuareg. La decisione fu però bloccata dall’allora Primo Ministro francese Manuel Valls, che non vedeva di buon occhio una trattativa con i gruppi jihadisti. La Francia avrebbe però allo stesso tempo lasciato appositamente in vita il leader tuareg per non creare ulteriore caos durante l’intervento militare dell’Eliseo nel territorio del Sahel.
La strategia illogica francese è poi ulteriormente confermata dalla guerra dichiarata alla Libia di Gheddafi. Con la morte del Colonnello, i soldati libici congedati sono andati a rinforzare tutti i gruppi jihadisti della regione. Portando con loro le armi. La Francia ha dunque la responsabilità di tutto ciò che succede in Mali, essendone stata anche Paese colonizzatore. E ora dal Mali arriva una nuova minaccia di terrorismo per tutto il mondo occidentale.