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Letta e…sottoscritto

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Ieri il neo rieletto Presidente della Repubblica Napolitano ha dato a Enrico Letta l’incarico di formare il nuovo governo.

 Ci voleva tutto l’acume politico e la saggezza del nostro Presidente per risolvere in un colpo solo l’assurdo e impietoso impasse istituzionale in cui il nostro paese sembrava essersi quasi irrimediabilmente arenato da circa un mese e mezzo a questa parte. Oggi con un clamoroso atto di coraggio che gli fa indubbiamente onore, Giorgio Napolitano ha dato l’incarico di formare il governo a Enrico Letta e secondo noi ha fatto bene, anzi benissimo. Mai nella storia del nostro paese questo importante mandato era stato dato ad un uomo così giovane e al tempo stesso così avulso dai meccanismi dell’ormai decrepita Prima Repubblica.

 Se è pur vero che lo stesso Letta fa parte del Partito Democratico verso il quale abbiamo più e più volte rivolto le nostre più sentite critiche, egli, a differenza dei vari Bersani, D’Alema e Finocchiaro, non può essere tacciato di essere influenzato in qualche modo dall’ideologia di quello che fu il più grande partito della sinistra italiana, ovvero il PCI. Letta nasce politicamente all’interno della Democrazia Cristiana tanto da essere stato eletto a suo tempo Presidente dei Giovani Democristiani Europei. La sua originaria militanza all’interno di questo partito non lo lega comunque neppure alla vecchia classe dirigente andreottiana nè tanto meno dorotea, come in un certo senso lo è e lo è sempre stato invece Pierferdinando Casini. Letta è un liberista, semmai più vicino all’ideologia del Partito Laburista Inglese e a quella del Partito Popolare Europeo che non a quella dell’area socialista. Non ci sarebbe da meravigliarsi più di tanto se un giorno dovessimo scoprire che in fondo le posizioni politiche di Letta non sono poi così tanto distanti da quelle di un Silvio Berlusconi, ma questo dubbio, quasi paradossale, lo lasciamo ai posteri, almeno per ora.

 Enrico Letta, nonostante l’incredibile ma solo presunta “acerbità” anagrafica, vanta tutta una serie di incarichi, primo fra tutti quello di Ministro delle Politiche Comunitarie nel Governo D’Alema e poi di Ministro dell’Industria sempre sotto D’Alema e poi sotto Amato. In seguito, sotto il governo Prodi, lo stesso Letta è stato nominato Sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Sempre Letta nel 2008 si è fatto promotore di una proposta di legge, udite, udite, per l’abolizione dei vitalizi ai parlamentari. Insomma qui non siamo davanti ad un dilettante della politica come purtroppo sembrano essere, a causa di alcune cadute di stile e di coerenza politica, alcuni rappresentanti del Movimento a Cinque Stelle. Siamo in presenza di un professionista della politica, preparato e, come già detto sopra, non affetto da nostalgici ricordi e “rimembri ancor” di tipo “marxiano“.

 Non siamo neppure, ci perdoni l’ex vicepresidente del PD Rosy Bindi, di fronte ad un cattolico con sfumature che vanno dal rosso all’arancione, tanto per essere chiari, ma di un cattolico e basta. Se è pur vero che anche a lui si possono imputare certe incoerenze di fondo, soprattutto nel campo sociale ed etico, che accomunano gran parte dei cattolici confluiti nel PD, è altrettanto vero che la sua giovane età e il fatto che nei suoi discorsi non ci sia l’ombra di una certa demagogia cara a molti suoi compagni di partito, ne fa un soggetto politico abbastanza nuovo e in un certo senso “originale“. Viene facile ora paragonare Enrico Letta all’altro “enfant prodige” del Partito Democratico, Matteo Renzi: ad accomunare i due, oltre alla vicinanza anagrafica e geografica, Letta è originario di Pisa e Renzi di Firenze, c’è la tendenza, del tutto innovativa, soprattutto se riferita alla sinistra in generale, a voler impostare le proprie campagne politiche non sull’obbiettivo di voler distruggere a tutti i costi l’immagine anche morale dell’avversario politico, ma invece quella di volersi prima confrontare e poi imporre solo attraverso il proprio alternativo programma politico, ammesso che poi sia così irrimediabilmente alternativo.

Di sicuro, con l’intelligente avvallo anche del nostro Presidente della Repubblica, la scelta di Enrico Letta va nella direzione di un quanto mai auspicato cambiamento di immagine e di rotta all’interno di un Partito Democratico ormai sempre più incline ad un cambio generazionale e sempre meno disposto a farsi condizionare dall’eco remoto di vecchi e stantii richiami nostalgici all’Internazionale Socialista.

di Roberto Crudelini

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Di Redazione Elzeviro.eu

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