Dopo 20 anni la musica s’è ripetuta: spread a 575, debito alle stelle, conti asciutti e stipendi a rischio. Unico rimedio ad una politica fallimentare era quello di puntare ad un governo tecnico perché togliesse le castagne dal fuoco.
Il nuovo salvatore della patria si chiamava Mario Monti, nominato senatore a vita ( con 25mila euro al mese ) dal Presidente della Repubblica.
Il resto è noto.
Dopo 13 mesi di massacro sociale, che ha portato l’intera nazione in recessione, è arrivata pure la ciliegina sulla torta. Da premier tecnico, Monti ( a cui non difetta l’autostima) tenta la scalata a premier politico suffragato dal voto popolare.
A dire il vero, l’apertura della sua campagna elettorale ieri a Bergamo, sembrava più una riunione di un club inglese che alla presentazione di una nuova lista, ma un passo avanti però è stato fatto, in quanto Monti ha dimostrato di aver appreso la strategia delle “promesse”, arrivando addirittura a ripudiare la riforma del lavoro Fornero che aveva varato.
Inoltre il suo “marchio” (L’Italia che sale.) presentava pure un’originalità che non si era mai vista : il punto fermo alla fine del breve slogan.
Chi scrive vuole sottolineare una sua frase che ha colpito in modo particolare: “Non chiamatemi moderato, non voglio federare i moderati, voglio federare i riformisti.” Dal momento che pesa ogni parola ( di cui conosce l’esatto significato) , ha l’ambizione di rompere il bipolarismo fagocitando nel suo “centro” i realizzatori di riforme ed i sostenitori delle stesse .
Visti i risultati ottenuti con le pensioni (che hanno prodotto circa 3-400 mila esodati ed hanno costretto le persone a lavorare anni in più per un assegno più basso) ed una riforma del lavoro (che ha reso in pratica tutti licenziabili), è meglio non lasciarlo andare oltre.
A forza di Salvatori della Patria, il popolo è caduto in miseria. Non resta che sperare negli affossatori di questo lercio sistema.
Giuseppe Franchi (Naa – Noi automobilisti antieuropeisti)