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Città nella morsa dello smog: quando tutti i nodi vengono al pettine

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La recente, prolungata e anomala alta pressione che da quasi due mesi sta impedendo perturbazioni e conseguenti precipitazioni ha trasformato le nostre città in surreali camere a gas a cielo aperto. Il livello delle polveri sottili è ormai fuori controllo e se lo è in cittadine come Frosinone immaginiamo quale sia la situazione nelle città con più di un milione di abitanti. I dati che gli istituti epidemiologici stanno rivelando sono inquietanti: di polveri sottili si muore eccome, uscire a fare quattro passi per le nostre strade equivale a fumarsi venti sigarette al giorno e forse anche più. Fino appunto a due mesi fa le immagini inquietanti che arrivavano dalla Cina con le persone costrette a uscire con tanto di mascherine filtranti e con le città immerse in una fitta coltre grigiastra di nebbia mista a varie schifezze sembravano per noi lontane e soltanto frutto della dissennata politica del governo cinese. Ora invece eccoci qui immersi anche noi in un mare di gas, di guai e di…polemiche.

 

Come era da aspettarsi, la nostra civiltà sballata e fondata su una montagna di equivoci e di problemi irrisolti, di fronte ad un’anomala ondata di tempo stabile e sereno si ritrova con le spalle al muro. E sì perché, sembra assurdo dirlo, ma scopriamo adesso che tutto l’enorme carrozzone fatto di interessi contraddittori che abbiamo creato con la cosiddetta civiltà del “benessere” si fondava soltanto sul mal tempo e sulla capacità di madre natura di lavare le schifezze che volontariamente creiamo ogni giorno. Scopriamo solo oggi con raccapriccio che la nostra civiltà alle soglie del terzo millennio si fonda ancora sul motore a scoppio, una delle invenzioni più stupide e terrificanti che l’uomo abbia mai concepito nella sua mente ottusa, un’invenzione che in questo secolo e mezzo ha causato più morti delle due guerre mondiali messe insieme.

 

Ci viene in mente quella pubblicità che vede l’uomo inserito in una civiltà altamente tecnologica ma costretto la mattina ad usare la leva manuale dell’accensione per far partire il suo macinino stile primi anni del novecento che sbuffa fumaccio nero. Sarà una pubblicità surreale ma se ci pensiamo un attimo finisce per rispecchiare quella che è la nostra triste realtà. Abbiamo milioni e milioni di auto in circolazione dotate di design altamente futuristici ma che alla fine dei conti utilizzano ancora lo stesso sistema di locomozione che usavano i nostri bisnonni. Il motore a scoppio è ancora lì intatto a fare la parte del leone e ad inquinare la nostra aria con il tacito assenso dei governi e l’interessato consenso delle multinazionali dell’auto che al di là delle frasi roboanti relative a non ben precisati sistemi ibridi, continuano ad usare motori che emettono monossido di carbonio.

 

Le industrie automobilistiche continuano ad essere indietro di almeno settanta-ottanta anni, nulla o pochissimo è stato fatto per sviluppare la tecnologia necessaria per soppiantare il motore tradizionale con quello elettrico o a idrogeno. E tutto questo per il solito interesse legato al petrolio e a tutto ciò che ne è connesso. E’ inutile lamentarsi del livello delle polveri sottili quando nelle nostre città continuano a circolare centinaia di migliaia di auto da cui fuoriescono quantità inimmaginabili di gas letali…e poi qualcuno continua a puntare il dito sui riscaldamenti. Sì è vero anche qui ad esempio non si è sviluppato a sufficienza il sistema del riscaldamento a pannelli solari con la complicità dei governi che hanno fatto ben poco per incentivarlo, anche qui esistono ancora sacche di riscaldamento a carbone magari in caseggiati che poi si scopre essere di proprietà dei comuni, ma, ripetiamo, a nostro giudizio il problema risiede nella quantità impressionante di auto in circolazione.

 

Quando centinaia di migliaia di tubi di scappamento quasi contemporaneamente emettono nell’aria quantità incalcolabili di gas tossici e velenosi c’è ben poco da dire e…da fare. Bisognerebbe fermare definitivamente la produzione di auto con motori tradizionali obbligando le industrie automobilistiche a iniziare la produzione su vasta scala di motori elettrici o affini. Questo ovviamente costringerebbe le stesse case automobilistiche a trasformare in tempi brevissimi i loro processi produttivi, una rivoluzione questa brusca, non prevista ma…imprescindibile. Ovviamente per fare questo occorrerebbe una precisa volontà in tal senso sia da parte delle potenze industriali che da parte dei governi, cosa che al momento appare altamente improbabile.

E quindi alla fine si continua a discutere, a vendere fumo…purtroppo nel vero senso del termine senza la volontà di trovare la soluzione per il semplice motivo che la…soluzione c’è, è lì davanti agli occhi di tutti ma…non conviene a nessuno. Si continuerà così a sperare in Giove pluvio e a fare la danza della pioggia salvo poi, se questa è eccessiva, a lamentarsi perché abbiamo distrutto l’equilibrio dell’eco sistema del nostro pianeta. Ma, è quasi inutile ricordarlo, continua ad essere stucchevolmente valido il solito detto “chi è causa del suo mal pianga sé stesso“…anche se le nostre continuano ad essere “splendide” lacrime di coccodrillo.

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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