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Tornare alla lira? Si può (e si deve)

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Non soltanto proclami elettorali, da Berlusconi a Grillo, che, in base a come gira il vento la sparano grossa e più grossa, anche fior fior di economisti slegati dal potere della finanza internazionale affermano come per l’Italia il ritorno alla sovranità monetaria costituisca l’unica possibilità di salvezza. 

Dopo anni di governo, dopo aver lasciato che l’Euro si infilasse nei nostri portafogli e averne plaudito la diffusione e beneficiatone a livello economico, Berlusconi qualche mese fa ebbe a dire che il ritorno alla lira sarebbe inevitabile. Lo dichiarò nel corso di un’intervista rilasciata al Giornale dell’Umbria. Le motivazioni della probabile – stando alla sua opinione e a quella dei detrattori – fine della moneta unica sarebbero le stesse di sempre: “Il ritorno alla lira sarà inevitabile, che lo si voglia o no, se l’Europa continuerà ad agire come ha fatto in questi anni di crisi, ponendo regole e comportamenti che hanno aggravato la situazione di paesi come l’Italia”. 

Un semplice comizio elettorale, non certo un porre nel simbolo, come la Lega Nord dei tempi di Bossi fa, la scritta NO €URO. Ora che Salvini si appresta ad essere leader del centrodestra a furia di retorica e populismi, nel senso buono del fare finalmente politica e nel senso cattivo della ricerca affannosa di voti, la questione della sovranità monetaria promette di profilarsi come essenziale. Questo anche considerando l’importanza rivestita dall’economista Claudio Borghi Aquilini nelle dinamiche della Lega 2.0, compresa la sua candidatura a governatore in Toscana, simbolica, ma mica poi tanto, a giudicare dal possibile exploit accreditato (tardivamente) dagli organi di stampa massmediatica.

Anche Grillo si fa latore, da tempo, di un referendum sull’uscita dall’Euro: populismo grezzo, in quanto il referendum sui trattati internazionali è vietato dalla norma fondamentale della Repubblica italiana. Ecco però che il blog più seguito d’Italia, quello del comico leader 5 Stelle, ha recentemente rilanciato un articolo del Guardian, ottenendo grandissimo seguito. L’articolo dice che «L’Italia si prepara ad imboccare l’uscita. Anche se l’ipotesi di uscire dall’Euro può sembrare fantasiosa per uno dei membri fondatori, c’è una crescente sensazione che fra non più di 2 anni da oggi, Roma sarà nuovamente amministrata dalla propria moneta. (…) Con un Pil inferiore del 10% rispetto a prima della crisi finanziaria, l’Italia è bloccata da una profonda depressione.

Tutti gli sforzi per rilanciare l’economia hanno fallito, tale è la natura sclerotica delle norme fiscali, del mercato del lavoro e delle sue regole. Tutto questo ha impedito il progresso verso un’economia più efficace libera da sussidi e benefici tradizionali». «Gli italiani -seguita il quotidiano britannico- hanno bisogno di una svalutazione della moneta. È l’unica via di salvezza. I giapponesi lo hanno fatto. Questo può essere un buon modello di riferimento, a differenza di quanto stanno facendo gli altri Paesi più importanti creando un enorme debito nel settore pubblico. Non si possono commettere errori, un ritorno alla lira sarà doloroso. Eppure sembra che gli elettori siano disposti a contemplare questa possibilità per fermare la deriva dell’economia italiana». 

E’ di pochi giorni fa, poi, la conferenza presso l’ateneo La Sapienza di Roma in cui  Warren Mosler, l’economista americano padre della Modern Money Theory, cioè la Teoria Monetaria Moderna diffusa in Italia negli ultimi tempi da Paolo Barnard e dalla rete di attivisti che hanno organizzato il summit di Rimini del 2012. Mosler in una conferenza tenutasi tre giorni fa presso l’importante università capitolina, spiega ad una platea di giovani studenti la sua analisi, limpida e chiara, della crisi strutturale che sta affliggendo l’eurozona, conferendo al nostro paese uno sbocco salvifico: l’uscita dalla moneta unica. Mosler, dopo un’aspra ed articolata critica al sistema bancocratico di Bruxelles, propone un ipotetico ritorno dall’euro alla lira.

Transizione che non comporterebbe la conversione forzosa dei depositi bancari in lire, per scongiurare la fuga di capitali e mettere così al riparo la nuova lira da una svalutazione causata dalla corsa all’euro. Secondo l’idea di Mosler, saranno i correntisti stessi a procurarsi le nuove lire, vendendo a poco a poco euro e comprando le lire necessarie per pagare le tasse ed effettuare gli altri pagamenti. Una transizione che Mosler ritiene necessaria per evitare i rischi di una conversione forzosa.  

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Di Redazione Elzeviro.eu

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