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Coca Cola pronta a tagliare oltre 300 posti di lavoro in Italia

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Il colosso americano ha bisogno di tagliare, vi chiederete voi, perchè? Una multinazionale con un fatturato di 46,542 miliardi di dollari come può ritrovarsi con l’acqua alla gola e dover tagliare personale in uno sperduto paesino modenese come Campogalliano. L’azienda ha aperto una procedura di licenziamento collettivo, che comprende 249 dipendenti addetti alle vendite, cui però si devono aggiungere 57 esuberi per la chiusura dell’impianto di Campogalliano.

La risposta a tutto questo è semplice: l’obiettivo di qualsiasi multinazionale è l’abbattimento dei costi. E questo sta comportando un esodo della produttività dall’occidente, dove il costo del lavoro è tale da consentire una vita dignitosa da parte del lavoratore, verso l’oriente dove invece la vita umana può ancora essere sfruttata in fabbrica senza che vi siano eccessivi vincoli legiferativi. Coca Cola chiude oggi a Campogalliano, ma riaprirà probabilmente a Kuala Lumpur o a Bangkok, per stare a galla in un mercato dove la ricerca del profitto ha surclassato quella della felicità e del benessere (inteso come benessere spirituale).

Il fenomeno dei tagli, dei cosiddetti “progetti di mobilità” è allarmante in Italia: la Thyssen Krupp ha da poco confermato 550 esuberi (il cui licenziamento è più che probabile), la Micron aveva preannunciato tagli sull’ordine dei 500 posti di lavoro e anche la multinazionale Ibm ha chiesto alla dirigenza italiana di ridurre i costi tagliando più di 300 posti di lavoro. Tutto questo si sta verificando nella totale passività di uno Stato ormai prostrato al gioco delle multinazionali, pronte chissà con “mazzette” e simili a bloccare qualsiasi iniziativa pubblica volta a frenare il loro strapotere (un fenomeno ben descritto nei libri di John Perkins, un “sicario dell’economia” pentito).

I sindacati si sono attivati per difendere i diritti dei dipendenti di Coca Cola, ma questo servirà solo per ritardare l’azione dei piani alti. Il mercato è pronto a inghiottire altre vittime del capitalismo post-moderno.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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