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Forza Italia: le cause di una sconfitta ancora rimediabile

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Il risultato delle elezioni europee, confermato anche nei collegi dove si è votato per le amministrative è impietoso: Forza Italia è andata ben al di sotto di quella soglia del 20%-21% che era stata auspicata come base da cui eventualmente ricominciare la ricostruzione del Centrodestra. Il misero 16,81% rimediato sta a dimostrare che se di una Caporetto non si tratta ci siamo andati molto vicini.
 

Mentre nel PD si festeggia perché il superamento della quota del 40% non era stato previsto neppure nelle migliori proiezioni, in casa del Cavaliere bisogna risettare tutto e ricominciare a mettere le basi per il futuro. Perché un futuro bisogna in qualche modo ridisegnarlo, lo chiede il nuovo ruolo di forza popolare di opposizione, lo richiede un potenziale bacino di almeno otto-nove milioni di elettori che in questi anni si è lentamente ma inesorabilmente disperso sotto i colpi dei litigi, degli allontanamenti e dell’azione pervicace contro Berlusconi da parte della Magistratura.
 

Il compito, allo stato attuale, non si presenta per niente facile, anzi appare oggi quasi impossibile, ma la responsabilità di avere dietro più di un terzo del popolo italiano richiede che ci si rimbocchi le maniche e si incominci a “picconare” e a dare di “vanga” dove occorre per ricostruire un progetto che ora come ora non esiste neppure sulla carta ma solo a livello virtuale.
 

Prima di rimettersi in piedi occorre però interrogarsi sui motivi che hanno portato a quello che è stato a tutti gli effetti un drammatico e repentino ridimensionamento. Motivi che sono diversi e tutti in qualche modo a suo tempo sottovalutati. In primo luogo abbiamo assistito alla progressiva disgregazione di quello che era il Partito delle Libertà, con una sfaccettatura di proposte politiche anche alternative che, come ha sostenuto Giovanni Toti a Porta a Porta, ha demotivato e spiazzato al tempo stesso l’elettorato.
 

Un elettorato, quello del centro destra, particolarmente sensibile ai cambiamenti, volubile ma anche desideroso di quelle certezze che evidentemente non ha più saputo offrire il partito del Cavaliere. Quella che un tempo era stata, pur con legittime sfumature interpretative, una proposta politica univoca e alternativa alla sinistra ora ha subito un processo di balcanizzazione evidentemente non gradito agli elettori e che, poteva essere evitato se non si fossero sottovalutati i segnali che stavano arrivando dalla base.
 

Come ha sostenuto lo stesso Alessandro Sallusti, Forza Italia è un partito “condannato” ad aggregarsi con le altre forze in un progetto unitario di Centrodestra  tanto che, se nel 1994, anno della consacrazione del Cavaliere in politica, si fosse presentato da solo, avrebbe probabilmente perso già allora come oggi.
 

Provoca un certo rammarico scoprire che il Centrodestra nel suo complesso, se si fosse presentato in coalizione, avrebbe racimolato il 31% circa dei consensi, al quale dovremmo aggiungere quel 3-4% che si è disperso tra i Grillini e il Partito Democratico e che, nelcaso di un Pdl unito, avrebbe senz’altro votato a favore. Ora staremmo a parlare di trionfo e al limite di testa a testa con il PD mentre invece siamo costretti a leccarci le ferite.

Tra le concause della sconfitta non va poi ovviamente dimenticato il ruolo che ha avuto la Magistratura con la condanna di Berlusconi. Una condanna che ha finito col mettere fuori gioco lo stesso leader massimo impedendogli anche la partecipazione diretta alla campagna elettorale ma, soprattutto, che ha contribuito a preoccupare oltre modo lo stesso elettorato moderato del paese deprivato in questo modo  di quelle certezze per il futuro che erano state il collante della grande alleanza degli anni scorsi.
 

E veniamo al terzo punto, quello che secondo noi è forse il fattore più determinante sempre nell’ottica delle sacrosante prospettive di cui sopra: a tutt’oggi manca, in tutta l’area del Centrodestra, un personaggio che possa essere in grado di raccogliere un giorno, sempre più vicino a causa dell’anagrafe, l’eredità di Berlusconi. Per la verità un tale personaggio c’era e ci sarebbe ancora adesso, stiamo parlando di Granfranco Fini, ma per svariati motivi, tra i quali anche la perdita volontaria della propria identità politica oltre ai rapporti difficili con lo stesso Cavaliere, sembra definitivamente uscito di scena.
 

Ora come ora i partiti che ruotano attorno ai resti del Pdl sono imbottiti di colonnelli ma di generali che siano in grado di prendere un giorno il timone del comando neanche a parlarne. Il compito beninteso è ai limiti dell’impossibile perché trovare una persona che possa degnamente sostituire tanto e tale leader è come trovare il classico ago nel pagliaio. Di leader cosiddetti intermedi, che siano in grado di guidare in qualche modo i singoli partiti di un’auspicabile coalizione, ce ne sono, manca però ancora all’appello chi abbia nel suo codice genetico la capacità di saper aggregare e soprattutto tenere coeso in un unico progetto quello che appare allo stato attuale come una galassia disordinata e caotica.
 

La stessa idea di affidare il ruolo del comando a Marina Berlusconi non pare praticabile non solo perché la stessa non sembra averne alcuna intenzione ma anche perché manca alla figlia maggiore del Cavaliere quell’esperienza che di solito si può raggiungere soltanto dopo anni a anni di militanza politica.
 

Questi in definitiva sono i grandi, quasi insormontabili  nodi da sciogliere per ridare speranza e voce ai milioni di Italiani che ora come ora si sentono sperduti e in cerca di una casa comune. Un’impresa che appare non solo complessa ma ai limiti dell’impossibile…ma sappiamo come lo stesso Berlusconi, combattente nato, ami proprio le imprese impossibili e le abbia già vinte in passato. Ora non gli rimane che l’ultima, la più impegnativa di tutte: trovare il suo clone politico e…lasciare che madre natura faccia il suo corso.

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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