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Nicolò Ollino (Lista Tsipras): “Votate noi perché tanto l’M5S non potrà dettare l’agenda parlamentare”

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Quali sono i punti che la Lista Tsiprs intende perseguire in Europa?

Io sono candidato per al circoscrizione Nord-Ovest, sono frutto così come i miei colleghi di una candidatura collettiva. Noi ci poniamo in netto contrasto con le politiche di austerità che si sono perseguite sino ad oggi, il primo obbiettivo è sicuramente quello della cancellazione del Fiscal Compact
 


Perchè volete la cancellazione di questo provvedimento?

Il fiscal compact partirà dal 2016 e sarà un massacro sociale: costerà 50 miliardi l’anno per 20 anni per dimezzare il debito pubblico ovvero portarci sotto la soglia fisiologica del 60%, soldi presi dalla sanità e dalla scuola pubblica come in Grecia ad esempio, verranno tagliati i trasporti pubblici e vi saranno sempre meno posti di lavoro e sempre meno stato sociale, per questo vogliamo eliminarlo. Noi pensiamo a un Social Compact più che a un Fiscal Compact
 


Anche il Pd pare stia valutando questa strada…

Dice di voler mettere in discussione le politiche di austerità, l’unica forza politica che si è schierata contro questo provvedimento è il Movimento 5 stelle, il Pd ha sostenuto per anni queste politiche assieme al PPE. In un recente confronto con la Bresso ho ribadito che non sono crebili quando sostengono queste posizioni, non hanno un piano per farlo seriamente e in questi anni l’opzione politica portata avanti era esattamente l’opposta. Questo social compact dovrebbe puntare a un potenziamento dello stato sociale non a una sua riduzione, un piano che credo dovrebbe durare 10 anni, volto a incrementare l’occupazione e puntare all’obbiettivo della piena occupazione tutelata e questo si può fare con ciò che abbiamo chiamato PEO (Piano Europeo per l’Occupazione), un investimento di 10 miliardi l’anno per dieci anni per creare in Europa 5/6 milioni di posti di lavoro.L’Italia ne beneficerebbe per 1 milione, riportandoci alla situazione pre crisi del 2008; potrebbe creare inoltre un circolo virtuoso di creazione di posti di lavoro.
 


E perchè se questi sono i benefici, le altre forze politiche non vogliono attuarlo?

Perchè servono 100 miliardi per iniziare, soldi che noi proponiamo di prendere dalla ricchezza esistente e mal distribuita, ovvero Tobin tax, imposizioni sulle rendite finanziarie, con lo 0,5% sulle transazioni speculative si va a eliminare la speculazione sui grandi capitali che aiutano a guadagnare milioni di euro e si eliminanole transizioni che si collocano al di sotto del guadagno dello 0,5 % che sono la maggior parte. Toccare la carbon tax, la patrimoniale e incrementare Irpef sui super redditi: queste misure gli altri non vogliono metterle in piedi avendo dunque un grosso problema nel reperimento delle risorse, che andrebbero a prendere dalle nostre tasche, come han fatto fino ad oggi. Proponiamo inoltre come rete sociale di protezione, un reddito minimo garantito. In Italia assistiamo a una nuova forma di povertà: la povertà da lavoro; oggi costituiscono l’11,5% quei lavoratori che pur avendo un impiego si collocano al di sotto della soglia di sopravvivenza.
 


Può esserci secondo te il rischio che i destinatari del reddito garantito si siedano sugli allori senza ricercare un impiego?

Sono critiche deboli. I detrattori di questa formula parlano di trappola della povertà e del dolce far niente. Esistono due modi di affrontare questa critica. Il primo è che in tutti i paesi europei tranne Italia e Grecia è stato adottato in varie forme, ne esitono sette o otto che possono essere vagliate e io credo sia possibile anche per noi trovare la forma più adatta da applicare nel nostro Paese. Forse quella integrativa potrebbe essere la più calzante. Per risponderti completamente, credo che nessuno oggi possa accontentarsi di vivere solo con un reddito integrativo che non sarebbe sufficiente da solo a garantire una sopravvivenza. Si può eventualmente pensare inoltre a un reddito integrativo a scandenza. La nostra Lista si focalizza inoltre sulla conversione dei siti di produzione, cioè una riconversione dei siti produttivi sfitti che in questi anni sono stati lasciati fallire o esaurirsi alla produzione ad esempio di energie rinnovabili.
 


Ci sono dei punti in comune tra voi e l’M5S, ma quali sono le differenze? Perchè gli elettori dovrebbero scegliere la Lista Tsipras e non ad esempio l’M5S?

Noi abbiamo consolidato da almeno 10 anni un sistema di relazioni con le altre forze in campo di sinistra negli altri paesi europei, in Grecia abbiamo avuto la conferma nelle recenti elezioni di essere il primo partito e anche in Francia abbiamo alte percentuali. Di concerto con queste forze, con un gruppo parlamentare che stando ai sondaggi europei viene dato come terzo gruppo, avremo la possibilità di portare avanti in modo credibile e capillare le nostre proposte. Il Movimento 5 stelle che ha proposte simili alle nostre in alcuni punti manca però di una visione generale e ha proposte sconclusionate come quella del referendum per uscire dall’euro senza avere in mente come traghettare una tutela di pensioni, salari e risparmi passando poi a una qualche moneta che sarebbe evidentemente più debole dell’euro. Quello di Grillo è un partito che non ha queste relazioni perchè è un fenomeno italiano senza parentele in altri paesi, non ha neppure scelto un gruppo parlamentare e probabilmente non lo sceglierà. Manderà tra i 15 e ii 20 deputati disciolti nel gruppo dei non iscritti che non possono dettare l’agenda parlamentare, prerogativa che compete ai gruppi. Al di là della competenza dei singoli individui che io non riscontro come appropriata, chiunque posto all’interno di un organo senza la possibilià di poter perseguire degli obbiettivi non potrà portare avanti nessun tipo di proposta, neppure la più rivoluzionaria.
 


Vi dividete anche sulla questione “euro sì, euro no”…

Loro propongono un referendum che stando alla nostra Costituzione non si può fare, è tra l’altro un finto passaggio democratico. Non hanno poi affrontato nessun provvedimento tecnico al riguardo anche in caso di messa in atto del referendum e di una conseguente risposta positiva. Nell’ultimo dibattito pubblico locale in cui sono apparsi, il 29 di aprile, un signore presente tra il pubblico ha chiesto all’esponente del Movimento che strumenti tecnico finanziari avessero pensato di istituire a riguardo e lui ha risposto di non essere un economista ma un ingegnere e che in caso di elezione arruolerebbe qualcuno di competente, ribadendo che erano solo 30 giorni che faceva attività politica, come fosse un punto di vanto. A chi propone di uscire dall’euro e dall’Europa la risposta più corretta e che se non ne cambiamo gli assetti, le politiche finanziarie e monetarie, l’Europa imploderà.Sta divenendo l’opposto di tutto ciò che questa Europa voleva diventare, non l’unione dei popoli e dell’integrazione ma dell’esclusione sociale, doveva essere il paese delle pari opportunità e abbiamo 27 milioni di disoccupati. Non esiste inoltre un salario minimo europeo e ciò incrementa le delocalizzazioni.
 


E nel caso in cui la delocalizzazione si spostasse comunque ma verso l’Asia come già sta avvenendo?

Servirebbero indubbiamente barriere qualitative all’entrata, facendo passare solo merci che rispettano standard minimi di retribuzione oraria, qualità del lavoro e livello di tutela di chi ha prodotto quel bene. Per disincentivare le delocalizzazioni interne all’UE si può agire facendo contribuire a chi delocalizza nell’allocazione dei lavoratori rimasti a casa, contribuire a ripulire e mettere in sicurezza il territorio che ha occupato per anni e restituire almeno una percentuale dei fondi pubblici che ha ricevuto. Ci vuole la volontà per attuare queste misure e fino ad ora non c’è stata perchè questi dislivelli salariali sono convenienti per chi vuole incrementare l’import e l’export, come ad esempio la Germania che ha visto aumentare le sue esportazioni europee.
 


Il problema dell’immigrazione qui come in Grecia è molto sentito. Come pensate di agire (anche a livello normativo) in merito?

Devono essere date indicazioni chiare a livello europeo e non solo sanzioni, perseguendo politiche di integrazione. In Italia abbiamo da sempre politiche di immigrazione restrittive: i Cie per esempio, che sono un costo e non rappresentano una valida integrazione, molto spesso seguiti da associazioni di volontariato che recepiscono fondi statali e non li gestiscono al meglio. Sono arrivati di recente molti emigrati somali, a cui son stati dati sei euro al giorno per sei mesi ma nessun tipo di inserimento in qualsiasi percorso lavorativo o istruttivo, anzi lasciati spersi nelle diocesi. Ma finiti questi sei mesi? Queste sono colpe europee ma non solo, anche nostre perchè non ce ne siamo occupati per tempo. I Cie vanno chiusi senza riserve, non esistono negli altri paesi e non hanno ragion d’essere.
 


Una delle critiche che son state rivolte alla Lista è la poca democraticità nella scelta dei candidati, la voce più influente che la sostiene è quella del professor d’Orsi che nell’articolo di ieri su Micromega si è dichiarato vostro sostenitore ma con alcune riserve. Come rispondi a questa critica?

Questo punto credo sia molto marginale, era presente l’anno scorso quando i candidati erano imposti dalla segreteria nazionale e l’ho vissuto in prima persona. Oggi la questione è differente: le influenze dei partiti sono minime, la maggioranza delle candidature sono di stampo collettivo e rappresentano molti fattori, come ad esempio quello territoriale, di competenze, di politica, perchè non siamo un cartello elettorale, ma un insieme di forze diverse con una idea comune. Tutte hanno diritto di convivenza all’interno della Lista e mi rendo conto possano esserci perplessità su questo ma politica non è guardarsi allo specchio e dire “come sei bello e sei bravo” ma rapportarsi con un universo intero e non trovo ci siano problemi sulle candidature, anzi abbiamo sempre fatto incontri tutti insieme, nessun candidato escluso.
 


Cosa ne pensi di Renzi e del suo (non)operato?

Penso che sia molto pericoloso perchè utilizza un linguaggio adatto e misure che non forniscono una soluzione ma solo una parvenza di essa, gli 80 euro in busta paga ne costituiscono un esempio. Anni fa succedeva con Berlusconi. La sua abilità comunicativa si riduce ai 140 caratteri di Twitter, non ha un progetto punta solo al consenso elettorale.

Di recente si è sollevato un polverone sulla vicenda che riguarda il vostro responsabile della comunicazione Paola Bachiddu che ha postato su facebook una sua foto in costume esortando i suoi contatti a votare la Lista Tsipras. Cosa pensi di questo metodo e come ti poni nei confronti di questa scelta?
Non è candidata nella lista anche se ha un ruolo di responsabilità, la Bachiddu ha voluto far circolare un messaggio che è stato frainteso. Non si può dire che si sia adeguata allo stile comunicativo berlusconiano ma anzi ha dimostrato che mandando fiumi di comunicati stampa attraverso canali standard con metodologie convenzionali essi non venivano pubblicati; mostrando invece un corpo femminile in costume da bagno i media si sono scatenati. Per fraintere le sue parole ironiche ci va fantasia, o malafede. Ha dimostrato un fatto politico, il modo può essere anche criticato, ma ha dimostrato quanto ampio fosse il nostro oscuramento mediatico.
 
L‘ultima domanda che ti pongo è sull’Università,che anche tu frequenti. Ci stiamo dirigendo verso una europeizzazione del sistema universitario volto sempre più all’utile, con un mercato che non guarda all’università ma anzi viene da essa rincorso senza avere un solido legame con il mondo del lavoro. Condividi questa visione?

Questo tipo di Università, anche se da me non condivisa, avrebbe senso di esistere se fosse davvero collegata con il mondo del lavoro. Si parla molto di meritocrazia ma chi ha dei meriti è costretto nella maggioranza dei casi ad andare all’estero, quindi forse il concetto di meritocrazia è da rivalutare ed il livello medio da innalzare per avere una classe dirigente di domani consapevole. Per far ciò serve una pubblicizazione dell’Università non una sua privatizzazione, bisogna scardinare la visione negativa che accompagna tutto ciò che è pubblico. L’Università a cui auspico è innanzitutto maggiormente finanziata, sopratutto nel campo della 

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Romana Allegra Monti
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Di Redazione Elzeviro.eu

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