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Quando finisce una storia

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E’ sempre un trauma, una lacerazione profonda che va avanti per anni, sia nel privato e sia nel pubblico. La frattura rimane, la cicatrice mai del tutto rimarginata pure. E la rottura nel Pdl c’è stata: è inutile negarlo, lasciando confusione e tanta incertezza. Dove credono di andare quei politici sbandati, orfani di un leader spinto verso un tramonto pilotato anche da giudici nemici? Troppo presto per dirlo. Si ha la netta impressione che si vogliano impelagare nello scimmiottamento delle primarie del Pd, ma non si intravedono leaders di peso che possano in qualche modo riempire un vuoto che a tutt’oggi appare come incolmabile. Sembra un secolo, ma non sono passati nemmeno 5 anni da quando, con un consenso che si avvicinava al 50%, venne fondato a Roma il Pdl (27/3/09), sperimentato nelle elezioni dell’anno prima che l’aveva visto trionfare sul Pd con ben 9 punti di distacco (47,25% al Senato contro il 38,12% ed il 46, 53% alla Camera con il Pd fermo al 37,79%) . Certo il calo alle urne ha avuto la sua importanza, ma come pure l’exploit di Grillo, ma più di tutto ha lasciato il segno la delusione degli italiani, disgustati dai ripetuti scandali, dalle ruberie e dai pastrocchi non ben definiti, che di certo non sono scomparsi. Coraggio, siamo in alto mare su una barcarola che fa acqua da tutte le parti. Siamo in fondo anche noi tutti migranti in cerca d’aiuto.

Giuseppe Franchi

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Di Redazione Elzeviro.eu

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