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I ciclisti e le assurdità del Codice della Strada

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Il Codice della Strada, come molti altri codici, è ricco di stranezze ed assurdità, cui tuttavia pochi danno peso data l’ingiustificata aurea di superiorità compiuta che circonda qualsiasi pagina contenente legge.

La lingua italiana utilizzata è maccheronica e spesso scarsamente comprensibile; strano a dirsi dato che basterebbe rifarsi al linguaggio semplice, logico e razionale utilizzato dai nostri antenati nella stesura del Diritto Romano.

Evidentemente il degrado culturale italiano ha compreso anche l’aspetto giuridico, un tempo da noi inventato ed esportato in ogni angolo della Terra. Di stranezze ve ne sono tante, tra cui l’utilizzo dell’espressione “e’ severamente vietato” in luogo di un più semplice “è vietato“…se è vietato che necessità c’è di aggiungere un tale minaccioso avverbio? Il “severamente” implicherebbe, in caso d’infrazione, una sculacciata da parte del vigile?

Ma andiamo avanti, tra le curiose “trovate” del nostro amato codice vi è la mancanza di obbligo di cinture di sicurezza per le persone che viaggiano sui mezzi pubblici: per caso gli autobus, i tram e le metropolitane sono dotate di un’aurea protettiva capace di rendere immune il passeggero da qualsiasi tipo di incidente? A nostro modo di vedere è anzi più pericoloso che su un pullman, spesso costretto a diramarsi (causa inspiegabili tracciati urbani) in vie strette e percorsi tortuosi, la gente si ritrovi schiacciata come sardine.

Nel nostro tour di stranezze una posizione di riguardo la occupano i ciclisti, su di essi il Codice è piuttosto fumoso, quasi come se omertosamente preferisse non parlarne. Questo perché ci troviamo di fronte a una contraddizione immane: i ciclisti che per colpa di inefficienze comunali si trovano a dover pedalare a fianco alle automobili non sono minimamente tenuti a conoscere le regole della strada! Tradotto in pratica, un ragazzino sedicenne senza patente, ma dotato di bicicletta, può tranquillamente lanciarsi per le vie della città senza conoscere nemmeno una regola della strada.

Questo non per negligenza sua, ma per un connubio di colpe tra le amministrazioni comunali, incapaci di costruire attrezzature ciclabili decenti, e giuristi del Codice della Strada assolutamente in balia rispetto a questa evidente contraddizione. Nel caso di precedenza non data da parte di un ciclista, non patentato, e conseguente incidente, lo stesso ciclista potrà appellarsi al fatto di non aver nessun obbligo di conoscenza delle regole e della segnaletica stradale (lo stesso si potrebbe dire in caso di frontale in un senso unico).

Signori e signore non fatevi ammaliare da questo linguaggio prolisso, tecnicistico e spesso volutamente incomprensibile, è li che troverete lampanti esempi di idiozia umana.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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