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Crisi: le banche tolgono 44 miliardi di euro alle imprese

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C’è chi ancora si scervella per trovare una soluzione alla stagnazione economica italiana, ma non sa evidentemente che qualsiasi spiraglio sia trovato all’interno di un sistema malato, porterebbe ad un’illusoria e brevissima crescita, seguita da un tracollo ancor più pesante di quello del 2008.

Bisogna cominciare a mettersi in testa che finché le carte in tavola e soprattutto gli attori non cambiano sarà difficile smuovere le acque verso una direzione di sviluppo quantomeno più “umana”.

E’ di oggi infatti la notizia diffusa dall’agenzia americana Standard & Poor’s secondo cui nel 2012 le banche italiane avrebbero completamente tagliato i fondi alle nostre imprese, per una cifra che arriva a toccare i 44 miliardi di euro, una somma da capogiro, da nausea, che ci fa sollevare qualche inevitabile quesito.

Perché questo taglio di fondi, in un momento così delicato?

Semplicemente perché le banche italiane, ormai tutte private, ragionano con l’ottica di un’azienda che deve massimizzare il proprio profitto e dunque se un’impresa in difficoltà non può dare delle garanzie di pagamento (soprattutto se i tassi d’interesse sul prestito sono così alti) ecco che il rubinetto del finanziamento viene improvvisamente chiuso. Non importa se una tale strategia può portare l’economia italiana sull’orlo del collasso, tanto la banca si alimenterà comunque attraverso i cosiddetti “mercati ombra“, speculando tra qualche options e futures.

Oltretutto, ad un’attenta analisi, stanno aumentando notevolmente le pubblicità di banche pronte a finanziare qualunque idea imprenditoriale: la strategia è dunque quella di far morire chi è già entrato nel circuito del debito e nel frattempo accalappiare altri pesciolini, così da proporgli qualche bel prestito a tassi d’interesse da urlo.

La Standard & Poor’s, difendendo ovviamente i suoi interessi di mostro finanziario, sollecita le imprese ad utilizzare il meno rischioso mercato dei bond per auto finanziarsi, allungando così le scadenze del debito, che però rimarrebbe di un’entità spropositata. Una ricetta che distribuirebbe il problema nel tempo, senza ovviamente colpirlo alla radice; ciò che invece dovrebbe essere prospettato è un radicale cambiamento di un sistema bancario che privatizzato e deregolamentato si è trasformato in uno spietato strumento in mano a sciacalli della finanza in grado di distruggere economie nazionali semplicemente aprendo o tagliando i fondi.

E’ necessario forse ripensare ad una nazionalizzazione per lo meno della Banca d’Italia?

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Di Redazione Elzeviro.eu

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