Il presunto salvataggio effettuato dall’organizzazione privata* spagnola Proactiva Open Arms ha conquistato uno spazio privilegiato dei principali salotti massmediatici.
Parliamo con cognizione di causa di “presunto salvataggio” perché oltre al video e alla testimonianza di esponenti dell’organizzazione privata* spagnola non c’è altro che confermi quanto avvenuto al largo delle coste libiche. Anzi. C’è una secca smentita dell’altra parte in causa, ovvero la Guardia costiera libica. Andiamo con ordine.
La Guardia costiera libica ha salvato 158 persone
Nella giornata di ieri proprio la Guardia costiera libica ha intercettato un SOS nella zona di sua competenza marittima, prendendosi la responsabilità logistica del salvataggio. Contemporaneamente, verso le 08:00 del 17 luglio, il Ministro dell’Interno Matteo Salvini fa sapere dal suo account Facebook che “due navi di Ong spagnole sono tornate nel Mediterraneo in attesa del loro carico di esseri umani“.
Si tratta della Astral e proprio della Open Arms, che come testimoniato dalla mappa, già si trovavano dentro l’area sar libica. La Guardia costiera libica effettua il recupero di 158 persone, che secondo la stessa fonte libica sono state tutte messe in salvo.
Lo strano intervento della Open Arms
Ben cinque ore dopo quest’intervento, l’organizzazione privata* Open Arms, attraverso il suo profilo Facebook, pubblica un video. Nel filmato si vede che la nave spagnola affianca una zona di relitti al cui interno sono visibili i cadaveri di una donna e di un bambino. In un altro video, non pubblicato su Facebook, ma distribuito ad alcuni media, viene poi mostrato il salvataggio di una donna, unica sopravvissuta trovata.
Secondo la versione di questa, diffusa attraverso l’organizzazione spagnola, lei e altre due persone (quelle trovate morte), si sarebbero rifiutate di salire sulla nave libica. Sempre secondo Open Arms, la Guardia costiera libica avrebbe così deciso deliberatamente di affondare il barcone e lasciare le tre persone alla deriva. L’organizzazione privata spagnola ha quindi accusato il Governo italiano di essere colluso con le autorità libiche per l’assassinio di queste persone.
Tutti i dubbi sulla versione di Open Arms
Molti dubbi emergono tuttavia circa la legittimità di tali gravi accuse. Innanzitutto prima di dare credito alla versione di un’organizzazione privata, smentita da due Stati (Libia e Italia), occorre la verifica di osservatori indipendenti. Fosse vera la versione di Open Arms, sarebbe più che insolito il comportamento della Guardia costiera libica che, consapevolmente sotto i riflettori di tutto il mondo, avrebbe affondato in maniera volontaria un barcone con donne e bambini a bordo. Per accusare ci vuole un movente, in questo caso qual è?
Inoltre è molto strano che su 158 persone in origine presenti sul barcone, solo tre (guarda caso due donne e un bambino) si siano rifiutate di salire a bordo della nave libica. Una storia molto strana.
Sulla nave spagnola presenti un deputato Leu e una giornalista di Internazionale
Come molto strana è la presenza sulla nave spagnola del deputato di Liberi e Uguali, Erasmo Palazzotto. Una coincidenza perfetta che ha permesso all’onorevole di scagliarsi contro l’esecutivo italiano. Altra grande coincidenza è la contemporanea presenza a bordo della corrispondente di Internazionale, Annalisa Camilli. Anch’essa uscita con un editoriale al veleno contro il Governo italiano. Un altro grande mistero è la tempistica dell’intervento dell’organizzazione spagnola. Se il primo salvataggio era stato già effettuato dai libici, come mai la nave spagnola è tornata sul posto del presunto “naufragio”? Chi gliel’ha segnalato?
Come per ogni questione ove due posizioni si scontrano frontalmente e per cui non vi è possibilità di verifica immediata dei fatti, occorre attenersi ad un solo principio, la prudenza. Prudenza prima di condanne affrettate, prudenza prima di influenzare l’opinione pubblica secondo precise simpatie politiche. Denunciare un presunto lassismo delle autorità libiche è doveroso, ma solo se accompagnato da una profonda trasparenza e chiarezza dei fatti. Alla luce della ricostruzione non sembra essere questo il caso dell’intervento di Open Arms. L’esecutivo italiano ha la grande opportunità di richiedere chiarezza da entrambi gli attori coinvolti, facendo presente le incongruenze narrative. Lo faccia a gran voce, ne ha tutto il diritto.
di Gabriele Tebaldi