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Lagarde a capo della Bce: la burocrate che ha liquidato la Grecia

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Se il buongiorno si vede dal mattino, la nomina di Christine Lagarde a capo della Banca Centrale europea rappresenta la tempesta di una notte senza fine.

Chi pensava infatti che la nuova Unione europea potesse sorgere seguendo le preferenze espresse dalle urne delle ultime elezioni dovrà infatti continuare ad accontentarsi di coltivare tali speranze nel solo mondo onirico. I vari movimenti politici in seno a Bruxelles sembrano aver trovato un accordo sulla persona che guiderà la Banca Centrale europea per i prossimi otto anni: Christine Lagarde.

Sarà dunque l’ex Presidente del Fondo monetario internazionale

a guidare l’istituto di Francoforte, che, insieme alla Commissione europea, rappresenta l’entità dell’Unione più rilevante, detenendo infatti il potere di stampare ed emettere moneta. Il mandato in scadenza di Mario Draghi ha aperto gli occhi al mondo sull’effettivo peso politico che la Bce riveste all’interno dell’area euro. Il mandato dell’italiano iniziò infatti nel turbolento novembre 2011, proprio nel momento in cui il differenziale tra i titoli di Stato italiani e tedeschi (spread) schizzò alle stelle, causando la caduta dell’ultimo Governo Berlusconi.

L’improvvisa ed immotivata cessazione dell’acquisto dei titoli di Stato italiani da parte della Bce fu tra le cause del rischio default italiano e della conseguente crisi di governo. Fu sempre Mario Draghi a decretare poi la salvezza dell’area euro, e dei debiti pubblici sovrani, annunciando per due volte (nel 2012 e nel 2019) l’inizio di un programma d’acquisto dei titoli di Stato da parte della Bce, il cosiddetto Quantitative easing. Insomma chi si trova al vertice dell’istituto di Francoforte ha a disposizione le chiavi dell’economia europea, ma anche quelle dell’economia dei singoli Stati dell’area euro. Questa presa di coscienza non può rassicurare pensando che un simile potere possa passare ora nelle mani di Christine Lagarde.

Ministro sotto le presidenze di Chirac e Sarkozy

in Francia è divenuta Direttore operativo del Fondo Monetario internazionale a partire dal 2011, trovandosi subito tra le mani il dossier Grecia. Proprio sul Paese ellenico la direttrice del Fondo ha dimostrato le sue attitudini in ambito di politica economica: ovvero la tolleranza zero. Christine Lagarde ha infatti imposto alla Grecia, in maniera scolastica, quegli aggiustamenti strutturali di stampo neoliberista che hanno reso tristemente famoso il Fondo nei Paesi del terzo mondo. Tagli alla spesa pubblica, guerra mistica alla corruzione, rigidità del cambio e lotta all’inflazione. In una parola austerità.

Emblematica in tal senso l’intervista che l’ex direttrice del Fmi rilasciò al The Guardian nel 2012 in cui disse di provare molta più compassione per i bambini privati del diritto all’educazione nell’Africa sub sahariana, piuttosto che dei poveri in Grecia. “I genitori devono pagare le loro tasse”, esclamò senza remore di fronte alle legittime contestazioni del giornalista che tentava di far notare l’eccessiva durezza del pacchetta austerità destinato alla Grecia. Sappiamo ora, grazie anche all’inaspettato pentimento di giornalisti come Federico Fubini, che proprio quelle politiche causarono, tra le altre cose, la morte di 700 bambini nel Paese.

Senza contare il saccheggio industriale perpetrato da Cina e Germania

ai danni delle principali infrastrutture greche, di proprietà statali fino all’arrivo del pacchetto Lagarde. Il nuovo vertice della Bce, al pari del predecessore, sembra quindi non avere il profilo adatto per cambiare la politica economica dell’Unione europea in un senso meno liberista e più socialista. Anzi, la cosa più preoccupante di questa nomina è che, a differenza di Mario Draghi, Christine Lagarde sembra non possedere lo stesso background di esperienza del sistema bancario europeo, e italiano in particolare, tale per riuscire a fa fronte ad eventuali crisi sistemiche, le cui avvisaglie sono da tempo nell’aria.

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Di Gabriele Tebaldi

Classe 1990, giornalista pubblicista, collabora con Elzeviro dal 2011, quando la testata ha preso la conformazione attuale. Laurea e master in ambito di scienze politiche e internazionali. Ha vissuto in Palestina, Costa d'Avorio, Tanzania e Tunisia.

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