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Non sono riusciti a uccidere Gheddafi

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Gheddafi non è morto sei anni fa. Colui che era stato nominato erede naturale del colonnello Muammar, ovvero suo figlio secondo genito Saif Gheddafi, è vivo e libero. Dopo sei anni in cui la NATO, le forze speciali francesi e americane, insieme ai gruppi jihadisti libici hanno cercato in tutti i modi di annientare i Gheddafi, oggi Saif sputa in faccia alla comunità occidentale.

La storia si ripete, ciclicamente. Con attori e personaggi diversi, certo. Ma le dinamiche umane sono quelle. Con la stessa furia con cui i bolscevichi hanno annientato la famiglia Romanov, riuscendoci in quel caso, Sarkozy, Obama e Killary Clinton volevano eliminare dalla faccia della terra il nome Gheddafi. La storia si ripete, ciclicamente. Non è sufficiente così la morte fisica di un personaggio di cotale spessore, per la sua eliminazione totale. A questo Sarkozy, Obama e Killary non avevano pensato. Sei anni di guerra civile e distruzione materiale di un Paese hanno aperto gli occhi anche a chi si era opposto al regime del Colonnello senza secondi fini. La ricomparsa del figlio Saif rappresenta dunque un semplice tassello di una rinascita già in atto.

Gheddafi in Libia non è mai morto. Dopo sei anni di detenzione Saif Gheddafi viene così rilasciato dalla brigata dei miliziani Abu Bakr, si pensa per un’amnistia. In realtà potrebbe esserci dietro una reale volontà delle tribù libiche di trovare una riconcilizione ancora sotto la leadership di Gheddafi. Non sarà un procedimento facile considerato che lo stesso Saif è ricercato da più tribunali. Quello di Tripoli, che lo ha già condannato a morte senza processo. D’altronde si tratta di un tribunale dei “vincitori” della guerra civile libica (in realtà non avrebbero vinto senza l’aiuto decisivo dei bombardamenti NATO).

Vi è poi la Corte Penale Internazionale che vuole mettere le mani sul figlio del Colonnello. Un altro tribunale ambiguo, considerato che dopo un decennale processo a Slobodan Milosevic, ritenuto già come colpevole, venne poi assolto per assenza di prove. Peccato, per Milosevic, che la libertà sia arrivata solo dopo la sua morte. Come riporta efficacemente il Sole24Ore, la liberazione di Saif è stata favorita dal generale Haftar, capo del Governo di Tobruk (quello riconosciuto da Russia e Egitto).

Ci si attende dunque che l’ancora giovane, nemmeno 45enne, Gheddafi possa fare un discorso alla nazione e cercare una via di riconquista del potere. Vien da sorridere nel leggere le pagine dell’Huffington Post l’utilizzo dello stesso tono di condanna che nel 2011 portò l’inizio della guerra civile libica.

“Gheddafi va consegnato alla Corte Penale Internazionale” scrivono sull’HuffPost, dando già per scontato che Saif sia colpevole di qualcosa. Il naziumanitarismo di soggetti come HuffPost, Amnesty International e Human Rights Watch ha portato oggi, 2017, una Libia frammentata, senza infrastrutture. Tutte le disgrazie minacciate dai naziumanitaristi se Gheddafi fosse rimasto al potere, si sono puntualmente presentate senza il Colonnello. Adesso la Libia ha l’occasione di riunirsi sotto il legittimo erede di un rivoluzionario.

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Di Gabriele Tebaldi

Classe 1990, giornalista pubblicista, collabora con Elzeviro dal 2011, quando la testata ha preso la conformazione attuale. Laurea e master in ambito di scienze politiche e internazionali. Ha vissuto in Palestina, Costa d'Avorio, Tanzania e Tunisia.

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