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Ecco tutti i trucchi della Germania per violare le regole europee

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Trucco numero uno: La Banca Pubblica.

La Kreditanstalt für Wiederaufbau (istituto di credito per la ricostruzione) è stata fondata nel 1948 come istituto di credito per facilitare la ricostruzione delle infrastrutture della Germania durante il piano Marshall. Il capitale nominale della KFW ammonta a 3 miliardi e 750 milioni di euro. La repubblica Federale (Bund) partecipa al capitale per 3 miliardi e gli stati federali (Lander) per la restante parte. Tutte le obbligazioni erogate dalla KFW sono garantite dal Bund.

Perciò le possibilità che questa banca possa fallire sono estremamente ridotte, visto che il governo tedesco ne garantisce la solvibilità. Essa può emettere titoli e può prendere a prestito. Ha un comitato esecutivo che è nominato da un consiglio di sorveglianza. Il presidente del consiglio di Sorveglianza è niente di meno che il ministro delle finanze tedesco Wolfgang Schäuble. L’intero consiglio è pieno di ministri del governo teutonico, il che è normale visto che si tratta di una banca pubblica che agisce sotto le volontà del governo.

La KFW ha avuto un doppio ruolo

molto importante dalla nascita dell’euro e dallo scoppio della crisi: ha agito in modo anticiclico concedendo ampie linee di credito (spendendo per il governo) al settore produttivo tedesco, principalmente le industrie dell’export, piccole e medie imprese, il business delle start-up, e ha permesso al governo di portare avanti “politiche fiscali” senza che esse andassero a pesare sul deficit governativo che è controllato dai trattati europei.

Questa banca pubblica sta fornendo “capitale paziente” alle industrie esportatrici tedesche e alle piccole e medie imprese, a tassi d’interesse molto bassi per progetti a lungo periodo. Siffatto tipo di politiche, in un momento di crisi economica dove le banche diventano restie a concedere prestiti vista la sfiducia nel sistema produttivo, è di cruciale importanza e ha dato un grande aiuto al governo nella risposta alla crisi economica.

Ciò però ci porta ad una considerazione importante: la Germania è più brava perché più austera degli altri paesi europei o perché ha solo trovato un altro modo di attuare spesa governativa con l’aiuto della sua banca pubblica?

Il falco Wolfgang Schauble

Trucco numero due: la Bundesbank

La Bundesbank è la banca centrale tedesca nonché parte integrante del Sistema Europeo delle Banche Centrali (come lo sono le banche centrali di tutti i paesi membri), e la sua azione si conforma agli indirizzi e alle istruzioni della BCE e dei trattai europei. Una delle normative più importanti legate al ruolo delle banche nazionali è quella che vieta l’acquisizione di titoli di debito pubblico dei paesi membri sul mercato primario, ovvero sia quando questi contratti vengono emessi per la prima volta nel mercato tramite le aste apposite.

Mentre a questo tipo di operazioni hanno accesso solo particolari categorie di investitori, a questi istituti è lasciata la possibilità di intervenire sul cosiddetto mercato secondario, dove è possibile scambiarsi i titoli che sono già stati collocati. Sennonché la Bundesbank è riuscita di fatto ad aggirare questa norma apparentemente molto stringente; infatti essa agisce per conto dell’agenzia responsabile dell’emissione di bund, la Finanzgentur, con lo scopo di eliminare le eccedenze invendute nelle aste del debito pubblico tedesco.

La sottile differenza che separa questa manovra

con una vera e propria “monetizzazione” sta nel fatto che tale agenzia non acquista ma conserva i titoli non richiesti, per collocarli nel mercato secondario in un momento successivo. Tutto ciò è stato giustificato con la necessità di evitare che turbolenze temporanee nel giorno dell’emissione influenzino negativamente le vendite, spingendo al rialzo i rendimenti e rendendo più oneroso il debito ed il suo servizio; ma questo intervento lascia spazio nuovamente all’azione della Bundesbank, che come da trattato è libera di effettuare compravendite proprio sul mercato secondario.

Come alcuni importanti commentatori hanno osservato, grazie a questo complicato meccanismo l’istituto monetario del paese che è stato più fortemente ostile al varo del Quantitative easing ha agito di fatto come prestatore di ultima istanza in maniera sistematica nel momento in cui sembrava che il mercato dovesse penalizzarlo per l’assenza di domanda per le sue securities, evitando la trappola dello spread in cui sono caduti invece Grecia, Spagna e Italia.

Pertanto sorge spontanea una questione; davvero questi differenziali che dovevano descrivere i rischi del paese potevano essere abbattuti solo tramite profonde riforme strutturali al fine di accrescere la fiducia degli shareholders? O tale fiducia poteva essere influenzata da una banca centrale che si fosse assunta impegni anticiclici stabilizzando il valore dei suoi rendimenti e di quelli della sua economia?

Trucco numero tre: un bilancio “eterogeneo”

Nel 2009 anche la Germania ha introdotto il pareggio di bilancio in costituzione, così come è avvenuto in Italia ed in Grecia. Tuttavia mentre per paesi come il nostro l’introduzione dell’obbligo di pareggiare entrate e uscite deve essere applicato a livello sia nazionale che locale, coinvolgendo sia regione che comuni, la Germania grazie alla sua struttura federale può differenziare quest’obbligo per i suoi livelli governativi; così per il governo federale i conti pubblici dovranno essere gestiti in questa maniera dal 2016, mentre per i vari lander l’introduzione verrà procrastinata addirittura al 2020.

In più per gli enti locali non ci sarà obbligo di perseguirlo e quindi essi potranno continuare ad aumentare il peso delle proprie passività finanziarie, diversamente dai bilanci dei comuni italiani, molti dei quali dal 2012 hanno incontrato crescenti difficoltà a gestire l’ordinaria amministrazione, in nome del rispetto del principio di equilibrio dei conti.

Trucco numero quattro: surplus eccessivo della bilancia dei pagamenti

Negli accordi che prevedono le soglie di controllo del debito pubblico (60% del Pil) e del deficit (il 3% del suo Pil) è prevista anche un tetto agli avanzi commerciali, che non dovrebbero superare più del 6% della produzione nazionale. Uno sforamento per tre anni consecutivi di quest’ultimo parametro comporterebbe l’attivazione di una procedura simile a quella a cui sono stati sottoposti i paesi che avevano superato le soglie di indebitamento e di disavanzo.

Tuttavia la Germania nel 2014 ha fatto segnare il record nel surplus commerciale, toccando quota 217 miliardi, e questo per l’ottavo anno consecutivo. Tale squilibrio macroeconomico sembra però non ricevere la stessa attenzione da parte dei membri della commissione europea, rispecchiando forse un “bias” verso i paesi con spese più alte, considerati forse un pericolo maggiore per la tenuta dell’eurozona.

Tuttavia, come ha fatto notare Vito Lops sul Sole 24 Ore: questo è

Un atteggiamento che pone la Germania in una posizione opposta all’appellativo che spesso riceve, ovvero quello di locomotiva d’Europa. Una locomotiva dovrebbe, infatti stando alla definizione, trainare dei vagoni (nella metafora, quindi, altri Paesi). Invece esportando più del consentito la Germania tecnicamente sottrae ricchezza agli altri Paesi anziché darla, incrementando così i forti squilibri tra i Paesi dell’Eurozona che sono uno dei motivi, se non il più importante, per cui alcune economie (comprese quella italiana) non sono ancora riuscite a reagire convintamente alla shock esterno generato dalla crisi finanziaria globale e di debito privato dell’Eurozona originata nel 2008.

Squilibri che, come ha scritto recentemente Sergio de Nardis, capo economista di Nomisma, sono tanto ampi quanto quelli di quattro anni fa.

Di Francesco Ruggeri e Giuliano Toshiro Yajima, tratto dalla Pagina PIIGS_TheMovie

 

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