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La sinistra italiana schiava dell’incubo europeista

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di Giuseppe Masala

C’è da farsene una ragione: in Italia non si può essere di sinistra. Non si può essere di sinistra come non si può essere un guelfo o un ghibellino, come non si può essere monarchico.

L’attuale sinistra ha esaurito completamente la propria spinta ideale: vive completamente appiattita su un progetto che ha sposato trenta anni fa, quello del mitico sogno europeo. Ovvero l’assurda convinzione autorazzista (ah, se fosse stato vivo Benedetto Croce!) per la quale introdurre un vincolo esterno – quello europeo e segnatamente quello dei paesi del Nord Europa – avrebbe portato buona amministrazione, prosperità e felicità per tutti. Il tutto in un contesto di fine della Storia: il mondo si sarebbe fermato all’epoca del capitalismo americano trionfante con l’Europa a fargli da ancella e tutto il resto del mondo in ginocchio in attesa che dal tavolo del grande banchetto globale cascasse qualche briciola.

Un’utopia che ci ha portato al disastro sotto molteplici aspetti:

il vincolo esterno non ha portato alcun buongoverno, ma semmai la necrosi del nostro apparato produttivo perché è stato usato da chi ci riteneva un concorrente per strangolarci senza pietà imponendoci austerità al di là di qualsiasi reale principio economico.
Non solo, nel frattempo il mondo è totalmente cambiato: al mitico Banchetto Globale dove nelle intenzioni solo noi – assieme agli americani – avremmo dovuto pasteggiare alla faccia del resto del mondo si sono fatti spazio altri: la Cina, ormai potenza economica mondiale, ma anche la Russia, sempre grande potenza militare e geopolitica.

Ecco, la sinistra in Italia è morta perché non accetta, non riesce ad elaborare la fine di un progetto – il Sogno Europeo – dimostratosi oltre che altro rispetto a quanto prospettato anche insostenibile di fronte alle potentissime meccaniche della Storia. E li vedi ormai ripetere come degli zombie con il vestito delle feste da grandi competenti che blaterano di sogno europeo, di responsabilità (ma verso chi e cosa?), di necessità di rispettare i parametri di Maastricht che ci strangolano senza riuscire a dare una sensata spiegazione economica: devi fare austerità perché bisogna portare il rapporto debito/pil al 60% come dicono le sacre scritture di Maastricht.

Hai voglia tu a sgolarti e dire: “Ma perché il 60% e non direttamente il 15% come il Congo? Ma a che serve l’austerità se il sistema-paese Italia sta a 500 mld di euro di risparmio sociale in eccesso in giro per l’Europa e che i fratelli europoidi stanno felicemente spennando come le galline alla faccia di noi fessi totali. Ma a che serve l’austerità se già hai bilancia commerciale, saldo delle partite correnti, bilancia dei pagamenti in attivo e di molto e alla fine di quest’anno avremo anche la Posizione Finanziaria Netta in attivo anche scontando gli asset italiani che ha in pancia la BCE?”.

E niente, non ti capiscono.

Non ti capiscono perché sebbene abbiamo la giacca e la cravatta da competenti un libro di economia internazionale non l’hanno visto manco con il binocolo, anzi, questi non sanno manco che esiste una branca dell’economia che si chiama economia internazionale. Idem con la Contabilità Economica Nazionale. Oh, cavolo non è che qui sta scrivendo Schumpeter, ma chiunque capirebbe che c’è qualcosa nella narrazione europoide che non funziona se il Giappone può avere un rapporto debito/pil del 250% e se il Venezuela fallisce con uno del 30%. E’ evidente che questa quantità per essere valutata va correlata con “qualcos’altro che bisogna scoprire cos’è”.

E niente, l’ignorante di “sinistra” con giacca e cravatta da competente non ci arriva.

E allora avanti con il Sogno Europeo (che si è rivelato un incubo), avanti con i dogmi di Maastricht che bisogna rispettare per Suprema Responsabilità mentre ai nostri fratelli europoidi non gli pare vero che possa esistere gente così fessa. Fra cento anni ci parleranno ancora del loro Sogno. Di Altiero Spinelli e del Manifesto di Ventotene. Per fortuna la Storia si sarà presa cura di aver spazzato via tutto. Li guarderemo mentre ci parlano del loro Sogno come un reduce delle guerre napoleoniche che ancora aspetta il ritorno del Corso da Sant’Elena per lanciare un’altra campagna di Russia.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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