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Conte il liquidatore

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Dall’alleanza innaturale con il Partito Democratico, fino al mancato rispetto dei vincoli di programma sul MES. Ecco le tappe con le quali il Presidente del Consiglio ha liquidato la credibilità e il futuro del Movimento 5 Stelle.

di Giuseppe Masala

Le perplessità sulla figura di Conte aleggiano fin dalla gestione della crisi tra M5S e Lega. La crisi poteva rientrare, era evidentissimo: la Lega ritirò la mozione di sfiducia. Fu Conte a dire (e a fare) la crisi e a dire “mai più con la Lega“. Ma a ben vedere, il Professor Conte era nella condizione di fare quello che ha fatto? Senza dubbio aveva il diritto di dimettersi qualora non avesse ritenuo possibile continuare, ma non poteva certo impegnare un partito politico del 34% al quale non era mai stato iscritto.

Conte, da buon avvocato, riuscì a giocare i ragazzi del MoV, portando a casa quello che voleva, ovvero il governo con il Pd: un partito inviso almeno all’80% dell’elettorato grillino. Come andarono le cose ce lo diranno il tempo e gli storici. Chi spinse o appoggiò Conte nell’operazione? A cosa fu dovuta la repentina giravolta di Grillo che spinse anche lui, inopinatamente, per il PD?

Comunque sia il governo nacque. Il partito dell’Establishment [per capirci quelli che spendono 2500 euro per il biglietto della prima della Scala, possiedono 20mila euro di vestiti, gioielli e orologi addosso e che poi applaudono spellandosi le mani per Mattarella e se stessi] era di nuovo al potere. Senza il consenso popolare, ma con i danarosi e i ben piazzati nei gangli delle isitituzioni che lo sostengono fino alla morte.

Qui non si vuole entrare per l’ennesima volta sulla questione del Mes. L’intenzione piuttosto, è quella di evidenziare che indipendentemente da ciò che ha votato ieri il M5S (e senza dubitare all’onestà dei parlamentari), sul piatto rimane un fatto evidente: è Salvini a scandire il punto del programma del M5S dove si dice chiaro e tondo che il Mes va smontato. Altro che rafforzato! Dal punto di vista comunicativo ciò è dirompente.

Vale la pena continuare con un Presidente senza alcun mandato elettorale? Peraltro un Presidente che ormai ostenta la sua doppiezza: oggi ha dichiarato che “l’Europa è una grande famiglia” ammettendo spudoratamente che il Conte PdR del governo Lega-M5S (e che aveva Savona come ministro) dissimulava e sabotava fin dal primo momento. Tanto vale staccare la spina e se non si vuole votare si faccia un Governo Draghi – che almeno sa il fatto suo – e il MoV tratti direttamente con lui senza rapporti con il Pd. Se si continua con Conte la liquidazione del MoV sarà certa.

E quel che è peggio in liquidazione ci finirà l’Italia: in tre mesi di governo Euro-Kompetente abbiamo perso l’industria dell’Auto, l’industria dell’Acciaio (oggi spengono un altoforno a Taranto e altri 3500 vanno in cassa integrazione), abbiamo perso la Libia e ci stiamo facendo fregare sul Mes (per incompetenza e sete di potere di chi tratta). Se non altro Draghi garantirebbe competenza tecnica e peso internazionale garantito (pur con tutti i limiti organici di un europeista ante litteram).

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