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Monti chiacchiera su Grillo, Vezzali, Fini e Casini

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Stamattina interessante intervento di Mario Monti a Radio Anch’io su Rai Radio Uno. Il professore è stato intervistato da un paggio giornalista che gli ha posto domande vellutate cercando di circumnavigare gli argomenti scabrosi delle alleanze con le quali si diletta il professore per entrare a palazzo. O perlomeno per entrarci da vincitore, dacché lui, in Senato, ci starà vita natural durante.

Unica domanda secca del giornalista (almeno una!) riguarda le dichiarazioni di Valentina Vezzali, candidata nelle sue liste dopo l’opera di convincimento impetrata dall’arguto professore. Dell’atleta più medagliata d’Italia è stata infangata l’immagine con la calata in politica (calata, non certo salita). Ella ha detto che Monti le avrebbe riferito di divenire presto il nuovo Presidente della Repubblica. Questo il momento, unico, in cui la voce di Monti si è incrinata e non ha retto il colpo: ebbene, ripresosi, si è poi difeso dicendo di come alla Vezzali avesse riferito di aver rinunciato (“pesante rinuncia”) all’allettante  prospettiva di divenire Presidente della Repubblica, datagli come molto plausibile dai suoi informatori. E alla domanda su chi fossero tali informatori, Monti ha soltanto voluto rispondere: “più d’uno”. Questa è stata la parte più torbida della performance dell’economista.
Non dà nessuna colpa dunque alla Vezzali per aver riferito ai media inesattamente le dichiarazioni da lui conferitele. Magnanimità la sua. Ed ecco che poi si cimenta in una bella metafora tra la cosa alta della politica e lo sport del fioretto, il più adatto per accostarcisi: la punta di fioretto anziché la clava.
Questa metafora del fioretto, molto azzeccata, è l’ennesima dimostrazione di come il professore sia bravo con le parole: pacato e calmo, anche se di una noia mortale. Per chi scrive non sarebbe invece da disprezzare la metafora della clava: in punta di fioretto si dovrebbe entrare (o altrimenti strisciando: immagine più evocativa di Casini, ad esempio) in una situazione politica dove non ci sono stati centinaia di indagati in Parlamento negli ultimi decenni, dove l’altezza delle istituzioni propugnata da Monti stamane sia stata infangata e fatta capitolare agli inferi dell’illegalità.
Il conduttore ha anche chiesto cosa ha intenzione di fare la sua Scelta civica con Grillo: se quest’ultimo possa essere un interlocutore importante, non potendosi trascurare i sondaggi che lo danno in forte crescita a pochi giorni dalle elezioni. Grillo, si sa, pesca voti da tutti gli schieramenti e Monti vuole intercettare tanto più dissenso possibile, strappando persino voti a Grillo e, con un’operazione ardita, ma non tecnicamente sbagliata prova nell’intervista ad accostarsi a Grillo come il garante di un movimentismo di protesta (quello centrista!), differente soprattutto nella pacatezza che lo contraddistingue. Ebbene un’altra differenza fondamentale passa tra Grillo e Monti: l’uno fa dell’onestà (vera o presunta) la prua dei suoi ragionamenti e la struttura portante del programma, Monti ne fa la prora e il motore d’emergenza se la vela dovesse strapparsi. Il professore non ha escluso un’alleanza post-elettorale con il movimento di Grillo, dando così limpida prova di non avere mai ascoltato il “comico” nei suoi inveterati attacchi contro il mondo delle banche e della finanza cui M. stesso si collega, se non lo rappresenta addirittura surrettiziamente.
Ma poi è venuta fuori la questione delle alleanze, perché la trasmissione prevede delle telefonate da parte del pubblico, al quale l’illustre interlocutore risponde agli interagenti dando loro un ibrido tra il lei ed il tu, in base a non si sa quale licenza, ad esempio: “Francesco, lei ha ragione…”. Casualmente sono state trasmesse solo telefonate compiacenti, purtuttavia l’argomento delle alleanze è venuto a galla. Ebbene su Fini e Casini Monti ammette che non si tratta di nomi proprio nuovi della politica (60 anni in parlamento in due, ndr), eppure costoro sono stati i primi a sostenere, senza alcuna opposizione, le riforme anche impopolari prospettate dal suo esecutivo, nell’ambito di quella grande coalizione che è stata il suo anno di governo, ove Pd e Pdl sono stati alla maggioranza gomito a gomito. 
In giocosa sintesi, insomma: “io ho fatto una bella rinuncia: addirittura alla presidenza della Repubblica, per salvare questo paese. Voi mi dovete tutto. I miei alleati saranno un po’ incancreniti sulle poltrone della politica, ma sono il meglio perché mi hanno sostenuto dall’inizio. Ed io a prona fedeltà rendo lealtà assoluta (per ora). Il mio intento è rinnovare la politica intercettando il malcontento giustificabile della gente e portare a compimento le riforme.”

SUL FUTURO CAPO DI STATO – Monti ha detto di non aver compiuto il lavorio necessario per accaparrarsi la benevolenza dei futuri votanti per il soglio del Quirinale, così da non avere più sufficienti possibilità di essere eletto Presidente. (Sì, ha detto proprio così!)
Dulcis in fundo: sì, rispondendo ad un’ascoltatrice che la citava, Emma Bonino sarebbe un ottimo presidente della Repubblica (pensando frattanto: sempre se non toccherà a me tale fortuna). 

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Di Redazione Elzeviro.eu

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