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Magistratura senza vergogna: “Sbagliato chiedere scusa oggi per il caso Tortora”

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A distanza di trent’anni dal caso di malagiustizia che Giorgio Bocca definì come “il più grande esempio di macelleria giudiziaria“, i magistrati e giudici coinvolti continuano a darci un triste spettacolo. All’incirca una settimana fa infatti il pm Diego Marmo, il protagonista dell’accusa contro Enzo Tortora, ha rilasciato delle dichiarazioni grottesche a “Il Garantista” (un nome-invito per i magistrati?): “Adesso dopo trent’anni è arrivato il momento. Mi sono portato dentro questo tormento troppo a lungo. Chiedo scusa alla famiglia Tortora per quello che ho fatto“,  così si pente il pm e ancora aggiunge “Mi feci prendere dalla foga“.

Una foga testimoniata dall’arringa tragicamente famosa che inchioda l’innocente Tortora con parole infamanti quali “cinico mercante di morte“, pronunciate con una tale veemenza da fargli scendere una “famelica” e ben visibile bava alla bocca. Diego Marmo, auto definitosi come “assassino morale di Tortora” non ha scontato la benché minima pena per quest’errore non degno di un paese civile. Divenuto Procuratore capo di Torre Annunziata, dopo essere andato in una tranquilla e serena pensione è stato addirittura nominato Assessore alla legalità a Pompei. In questi trent’anni di idilliaca carriera non una parola di scuse nei confronti della famiglia Tortora, non un passo indietro. E le scuse di ora sembrano così un modo tardivo per pulirsi egoisticamente la coscienza.

Ancora più gravi però sono le dichiarazioni di Felice di Persia, uno dei due sostituti procuratori di Napoli che diede avvio all'”impresa” giudiziaria. Non un controllo bancario, non un pedinamento, nemmeno un’intercettazione telefonica. Tutto si basò su delle testimonianze di personaggi già screditati in passato e su un nome scritto su un’agenda (che il test grafico rivelerà come “Tortona” e non “Tortora”). Questo luminare della magistratura, che divenne inspiegabilmente uno “spettabile” membro del Csm, oggi si indigna per le parole di Marmo e dice “Di aver apostrofato Tortora in aula come mercante di morte? Allora ha ragione la signora Scopelliti a dire che “si è pentito con trent’anni di ritardo” e fa bene a chiedere scusa perché un magistrato non può mai scomporsi, tanto meno in aula. Se si è pentito invece per aver chiesto la condanna, doveva farlo il giorno dopo. Non oggi. E se è convinto del suo pentimento deve auto cancellarsi dalla vita sociale“, e ancora “Nel processo Tortora, Marmo c’entra come il cavolo a merenda visto che non ha fatto nulla: è andato a giudizio ripetendo meccanicamente ciò che era scritto nei faldoni dell’accusa. A quanto pare Marmo è il primo magistrato pentito della storia italiana“.

Ci sembra inutile aggiungere qualcosa per commentare queste parole vergognose, pronunciate dal personaggio che ha la responsabilità diretta dell’avvio delle indagini su Tortora. Un uomo che è riuscito mettere da parte una coscienza più che sporca godendosi una gran carriera, anche lui senza una parola di scuse alla famiglia vittima di questo sopruso.

Una pagina di indelebile vergogna per il mondo della magistratura, la cui responsabilità civile non è ancora regolata da legge. 

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Di Redazione Elzeviro.eu

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