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In Francia scendono in piazza contro Macron, mentre noi abbiamo le sardine

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Lo scorso giovedì 5 dicembre in Francia si sono mobilitate circa 800 mila persone, scese in piazza per protestare contro la riforma delle pensioni che è in fase di elaborazione da parte del Governo.

Un numero impressionante tale da fare descrivere la protesta come una delle dimostrazioni di massa più grandi che la Francia abbia mai visto in epoca recente. In Francia la popolazione sembra non voler fare sconti di fronte alle riforme che intende avviare Emmanuel Macron in termini di presenza dello Stato sociale. Questa recente dimostrazione di resistenza si va infatti a sommare alle ancora non esaurite manifestazioni dei gilet gialli, che durano ormai da più di un anno.

Senza entrare nel merito delle ragioni dietro le proteste, non si può non osservarne la precisa spinta che ne sta all’origine: ovvero la richiesta di miglioramento della condizione sociale di appartenenza. I gilet gialli così come i più recenti manifestanti francesi rappresentano precisamente le istanze di un ceto medio e di un ex proletariato urbano e non che ha visto il suo tenore di vita calare repentinamente negli ultimi anni.

Se le cause di tale crisi sociale

siano da far risalire ad una crisi economica ormai endemica, oppure alla governance europea che negli anni ha spinto per un progressivo smantellamento degli stati sociali nazionali, poco importa ai manifestanti. Il conto di questo malessere viene presentato all’istituzione teoricamente più vicina ai cittadini, ovvero il governo in carica francese. Oltralpe quindi non baratteranno facilmente il benessere personale e l’equilibrio sociale in cambio di un’economia più competitiva a livello globale.

Scambio che invece pare essere già stato fatto da tempo in Italia, dove il movimento delle sardine, ultimo in ordine di tempo, rappresenta l’adesione conformista di massa al potere e all’ordine costituito. Se in Francia infatti le proteste sono state condotte contro il governo in carica, rivendicando precise istanze, in Italia invece le sardine si sono mobilitate per frenare l’ascesa dell’attuale partito di maggioranza all’opposizione, la Lega.

Inoltre, a differenza dei colleghi d’oltralpe, le sardine non hanno rivendicazioni di alcun tipo, se non quella di arginare appunto l’opposizione all’attuale esecutivo. Una scelta peraltro consapevole e rivendicata dagli stessi leader del movimento che si dichiarano apolitici e apartitici.

Uno dei leader delle sardine Mattia Santori

Alla luce delle vibranti proteste francesi

in un contesto di crisi socioeconomica che, per gravità, non appare molto distante da quello italiano, il movimento delle sardine rappresenta quindi il più grande successo del potere. Catalizzare le rivendicazioni pubbliche nel contrasto all’opposizione, senza dover portare argomenti politici rilevanti è infatti quanto di meglio possa chiedere un Governo in carica ed è per questo motivo che le sardine possono essere pacificamente classificate come braccio operativo del potere vigente.

 

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Di Redazione Elzeviro.eu

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