TORINO – La manifestazione di oggi in pieno centro in via Roma organizzata contro Israele da una sparuta minoranza dei centri sociali ha un ché di ridicolo. Una giovane signorina con unghie laccate e una voce stridula urlava i crimini di Israele e degli italiani che partecipano indirettamente al conflitto in Palestina mediante l’apporto di materie prime da parte di alcune aziende.
Nel suo altoparlante campeggia la scritta I love Gabrio, in riferimento al centro sociale anarchico illegale, ma tollerato dalla sinistra torinese. Con lei a reggere un manifesto una ragazzina down e una signora, poi un altro manifesto inneggiante al boicottaggio di Israele e qualche bandiera palestinese tenuta su da un maghrebino che ci ha lasciato un volantino, dopo nostra richiesta e ringraziamento: nemmeno una parola è stata proferita dalla sua bocca. Un turista è passato in mezzo al micro sit-in con le orecchie tappate in segno di protesta, e contro di lui ha inveito la signorina. Alfine dopo un certo berciare un ragazzo un po’ attempato con vestiti larghi e sdruciti ha preso il megafono del Gabrio per dire allo sparuto gruppetto di manifestanti, forse quasi venti persone, che la manifestazione si sarebbe spostata, da sotto la sede del quotidiano Repubblica dove eravamo, alla (nuova) sede de La Stampa, nei dintorni di corso Dante. Qui la compagnia, già sparutissima, si è sciolta quasi definitivamente.
Gli organizzazioni di questa fallimentare riunione, scortata da diversi agenti di polizia municipale e probabilmente anche da una camionetta della polizia di Stato appostata lì vicino, si appropriano di un argomento complesso per fare propaganda ridicola, chiamandosi fra loro compagni e cercando di riecheggiare un’unione della sinistra estrema nei confronti di una lotta, quella del popolo palestinese, che non dovrebbe in Italia essere strumentalizzata dalla politica. Abbiamo assistito ieri a Roma alla manifestazione inscenata fuori dalle porte della redazione romana de il Foglio, e abbiamo visto abbastanza persone, molte famose, tra cui il direttore Giuliano Ferrara e il rabbino Pacifici, il capo della più grossa comunità ebraica d’Italia. I sionisti si raggruppano e si organizzano, con la complicità dei media. I palestinesi sono difesi da questi spettri dei centri sociali che fanno fatica a radunare anche solo una platea degna di questo nome.