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Per la giunta Fassino il semaforo è sempre…rosso!

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Le incredibili mancanze di un’amministrazione incapace di gestire il traffico…normale di una città di un milione di abitanti.

Sembra una battuta ma da quando Torino è amministrata da una giunta di sinistra, cioè in pratica da sempre a memoria d’uomo, la città di Torino ha visto i dati relativi al traffico cittadino diventare sempre più allarmanti e sempre più…devastanti oltre che invasivi fino a fare della città stessa una delle metropoli più piccole ma al tempo stesso più inquinate del continente europeo.

Basta infatti muoversi lungo una qualsiasi direttrice del traffico per constatare quanto i problemi relativi all’intasamento delle auto ma anche del traffico pesante non solo non siano mai stati risolti ma molto probabilmente neanche affrontati. Le code si susseguono alle code con tempi di attesa che fanno imbestialire gli stessi Torinesi costretti a usare la propria auto perché il sistema di trasporto pubblico non è minimamente all’altezza di una città da un milione di abitanti. Se qualche passo avanti è stato fatto da un’assai tradiva costruzione della metropolitana, tra l’altro effettuata lungo una prima direttrice (per intenderci quella di corso Francia che poi va ad immettersi in via Nizza) decisamente meno congestionata di quella di corso Regina Margherita e dell’altra lungo l’asse corso Lecce, corso Siracusa, va detto che il resto del trasporto di superficie non risponde se non in minima parte alle esigenze dei cittadini.

Questo lo sappiamo e dobbiamo rendere grazie alle giunte sempre di sinistra che attuarono a cavallo degli anni settanta e ottanta la “famigerata” rivoluzione a scacchiera, meglio nota come “griglia” del trasporto pubblico che avrebbe dovuto (sic!) risolvere i problemi dei cittadini invogliandoli a lasciare a casa la propria macchina.

Nulla di tutto questo è successo, come era prevedibile, chi infatti potrebbe “divertirsi” a prendere due-tre pullman quando prima ne prendeva magari solo uno?! Se questa signori è la conseguenza del progresso e del miglioramento della situazione del traffico locale ne avremmo fatto volentieri a meno. Chissà poi perché i famosi e non inquinanti filobus che attraversavano tutta la città (parliamo degli storici 33 e 34) furono con tanta fretta pensionati per essere sostituiti dai più “moderni” e…inquinanti pullman a motore non lo sappiamo anche se per la verità qualche sospetto ci viene se pensiamo che Torino è la capitale italiana dell’auto.

Ma il perché tutto questo sia stato spacciato a suo tempo come la regina delle rivoluzioni francamente resta un mistero insondabile, non solo per quanto riguarda le oscure intenzioni degli amministratori ma soprattutto sul come i Torinesi abbiano potuto a suo tempo bersi questa autentica “panzana”. Detto questo, giusto per inquadrare i presupposti di tanta fatidica inefficienza, dobbiamo registrare contemporaneamente la somma incapacità delle giunte che con regolare frequenza si sono date il cambio nella città piemontese, giunte che con i loro servizi tecnici, non sono riuscite neanche nell’applicazione più pedestre del principio: tale il traffico tale il semaforo. Questa semplicissima e intuitiva equazione che vede la regolazione della durata dei semafori come il presupposto logico per una più corretta gestione dei flussi reali del traffico, probabilmente non rientra nelle corde dei tecnici che regolarmente pagati con i soldi dei contribuenti, altrettanto regolarmente non hanno mai dato dimostrazione almeno di “comune buon senso”.

A questo riguardo, visto che i punti, diciamo problematici, del traffico di Torino non sono più di una ventina, trentina a dir tanto, la città infatti è grande solo un ventesimo rispetto alla vastità di Tokio e un quinto rispetto alla ampiezza della stessa capitale d’Italia per fare un paragone più immediato, ci domandiamo per quale caspita di motivo non sono mai stati mandati dei tecnici a monitorare questi benedetti imbuti giusto per registrare la mole del traffico a seconda delle direttrici degli stessi incroci nevralgici. Operazione questa semplicissima da effettuare durante l’orario di lavoro, al limite durante le ore di punta, del mattino e della sera, utilissima per poi regolare di conseguenza l’intermittenza e la durata dei semafori stessi. E’ altrettanto intuitivo che se in un incrocio ci sono due direttrici di traffico di cui una sovrabbondante rispetto all’altra, il tempo semaforico dovrà appunto tenere conto di questa differenza e quindi dilatare la durata del verde rispetto al rosso per le miriadi di macchine che si incodano drammaticamente lungo quella stessa direttrice. Abbiamo volutamente tralasciato il fenomeno delle rotonde costruite in fretta e furia sulla base di progetti anche qui quanto meno approssimativi, sulla base di studi sempre latitanti sui soliti benedetti flussi di traffico, perché non ce la sentiamo di…sparare sulla Croce Rossa, e quindi ci limitiamo a dire che se invece delle rotonde si fosse portata avanti una politica appunto di corretta regolazione semaforica si sarebbero anche risparmiate tante spese inutili, per finanziare le quali Torino si ritrova anche con la zona blu a pagamento più vasta d’Europa, secondo recenti studi.

Ma se la semplice regolazione intelligente dei semafori, sembra un concetto elementare, quasi intuitivo, continuiamo a domandarci per quale motivo allora non è mai stata fatta. Perché da cinquant’anni le macchine ad esempio continuano con puntuale regolarità a formare code chilometriche lungo le stesse direttrici di sempre quasi a riprova e conferma che i semafori sono ancora regolati sui flussi di traffico del dopo guerra, quando a Torino circolavano poche migliaia di auto? Che problemi può mai avere avuto le varie amministrazioni comunali a mandare i propri tecnici a fare le rilevazioni del caso  e magari  a farle anche con periodicità pluriennale per monitorare gli stessi flussi nel tempo e quindi per aggiornare la conseguente regolazione dei semafori? Questo è un mistero pari a quello della reale funzione delle Piramidi egizie. L’unica amara constatazione finale che possiamo trarre da questa inaudita “insufficienza organizzativa” è che le cose più semplici sono normalmente le…più difficili proprio perché stanno davanti al naso di chi si ostina invece a usare solo  il binocolo e che si perde a guardare quello che si staglia a chilometri di distanza senza accorgersi di quello che sta…pestando nell’immediato. 

 

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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