La Lega vuole riaprire le case chiuse

Fu una pensata tipica del femminismo dirompente ed ammantato da ipocrisia democristiana a far passare la famosa “Legge Merlin”, il 20 febbraio del 1958.

A distanza di cinquant’anni dall’emanazione di tale legge è giunta l’ora di tirare le somme, osservare la realtà e giudicare se effettivamente abbiamo tratto beneficio da tutto ciò.

Sicuramente per gli occhi di un borghese benpensante, ora forse sostituito da un più snob radical chic, è un sollievo non dover assistere al “tetro maschilismo dominante” che poteva un tempo usufruire della donna come e quando gli pareva; il borghesuccio cattolico d’occasione si sente sollevato a vivere in uno Stato che è garante dell’integrità dei costumi e della donna in particolare.

Peccato che così non è, dato che la donna non è tutelata dallo Stato ed i “maschiacci” possono tranquillamente fare i loro “porci” comodi, anzi ancor più alla luce del sole, a causa dell’impossibilità di adescare le fanciulle in appartamenti organizzati; cattive notizie signori moralisti, le lucciole non son morte grazie alla Merlin, si sono semplicemente trasferite nel marciapiede sotto casa vostra, ma come avete fatto a no vederle in tutti questi anni?

“Grazie” a quella Legge vergogna oggi non esistono più solo le prostitute a tutti gli effetti, purtroppo complice il disinteresse dello Stato, il racket impone di “battere” per strada anche a chi meretrice non vuole essere, ma si trova costretta a farlo, magari incastrata con l’inganno. La prostituzione nel frattempo è anche aumentata, e sono aumentati pure i soldi che girano introno a questo traffico, denaro che ovviamente i puritani schifano e non vogliono nemmeno toccare.

Ora è arrivata una proposta di legge da parte del gruppo leghista al Senato, con la quale si chiede la riapertura delle case di tolleranza, nell’ottica anche di recuperare tutto il denaro (parliamo di miliardi di euro) per ora nelle mani di mafiosi.