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Tributo alla religione morale della velocità

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PILLOLA DI SPICCIA E SEMPLICIOTTA SOCIOLOGIA

Non c?è nulla di sinceramente eterno. Molti modi di fare che ci connotano si allungano a dismisura per mera abitudine. L?abitudine è seduta e stantia comodità. Se un oggetto viene lasciato su un tavolo ad impolverarsi lì resterà, ma ciò non significa che se quel tavolo fosse davvero vissuto, se ci si avesse studiato sopra per giorni e sere, faticato, gomiti poggiati e schiena ricurva, tale oggetto lì riposto non sarebbe stato alfine spostato. Su quel tavolo si sarebbero potuti guardare film sullo schermo del computer lì appoggiato, consumare uno sportivo atto d?amore, rimirare o scannerizzare fotografie dell?infanzia, della stagione di un amore, di una primavera, dell?autunno della vita di qualcuno, o della dolcezza dell?infanzia di qualcun altro. Pensare è cambiare, vivere è evolversi. Trovare la forza di cambiare ed il coraggio di andare oltre, o di ritornare sui propri passi, ma di muoversi, correre ed andare da qualche parte, correre come il vento. Non cercare la velocità con ossessione: le buone nuove vengono se non le si attende, ma le si ricerca con ferrea volontà. La premura fa inciampare, la velocità deve derivare dal calcolo asciutto. Bisogna avere il coraggio di ridere per gioia e dolore, senza lasciare appassire tutto comportandosi in modo ridicolo e biasimevole; evitare, per carità, di crogiolarsi senza trovare mai il coraggio di cambiare, di scoprire qualcosa di nuovo, di sconvolgere ogni volta che è possibile, tutto. Giacché solo così ci si può rendere conto di quelle cose che, ritornati se del caso, siano davvero degne. Tutto questo si può ottenere con voli pindarici della mente, con sport infervorati, con letture accattivanti, con musiche antiche e barocche, o tecno e dance. Ma si può cambiare viaggiando, abbandonando un amore sicuro per un?avventura o per una novella vacuità da cui un giorno, chissà, si potrà spiccare il volo, risvegliati di colpo da un alito di vento.  

Scriveva nel 1916 il Marinetti: “Una grande velocità d’automobile o d’aeroplano consente di abbracciare e di confrontare rapidamente diversi punti lontani della terra, cioè di fare meccanicamente il lavoro dell’analogia. Chi viaggia molto acquista meccanicamente dell’ingegno, avvicina le cose distanti guardandole sistematicamente e paragonandole l’una all’altra e ne scopre le simpatie profonde. Una grande velocità è una riproduzione artificiale dell’intuizione analogica dell’artista. Onnipresenza dell’immaginazione senza fili = velocità. Genio creatore = velocità.”

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Di Redazione Elzeviro.eu

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