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Via Rasella, settant’anni di MENZOGNE

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Roma, 23 marzo 1944…un bidone della spazzatura contenente 18 chili di tritolo mescolati a pezzi di ferro….ore 15,30 esplode…33 militari del reparto Bozen (tutti italiani del Sudtirolo e non gendarmi tedeschi come riporta la storiografia faziosa) rimasero sul selciato……5 civili uccisi e 20 feriti. Tale attentato è fatto passare dalla Giustizia Italiana per “azione di guerra” per non interferire con l’allora Partito Comunista Italiano il quale coordinò con i GAP (Gruppi Azione patriottica) l’attentato che portò alla morte 335 civili e militari alle Cave Ardeatine.

La vulgata resistenziale lo tramanda come una eroica azione partigiana: ma la verità è un’altra. I comunisti sino a quel tragico giorno, cercarono invano di scatenare delle rappresaglie da parte dei tedeschi e dei fascisti della Repubblica Sociale Italiana. A Roma dal novembre 1943 al marzo 1944 fu un susseguirsi di attentati, se ne contano circa 15, nel diabolico intento di scuotere il popolo in attesa di una reazione tedesca. Nulla di tutto ciò, perché sino a quel tragico giorno la popolazione romana campava con rassegnazione e non era di certo intenzionata di partecipare alla lotta armata con il partito comunista. Dunque serviva una azione eclatante di grande dimensione per “svegliare” le masse.

 

Innanzitutto chiarisco in cosa consiste la rappresaglia, applicata da tutti gli eserciti sino alla Seconda Guerra Mondiale, e non era di certo una prerogativa dei tedeschi. Dal Diritto Internazionale, voce “Rappresaglia”: La rappresaglia  innanzitutto si qualifica come “atto legittimo” (…) La rappresaglia condotta obiettivamente illecita, diventa, per le particolari circostanze condotta lecita. La rappresaglia è una reazione all’atto illecito e non un mero atto lecito, la cui liceità deriva dall’esistenza di un precedente atto illecito….(…)
 

Ricordiamo cosa disse Giorgio Bocca, ex fascista (grande sostenitore della propaganda razzista nonché responsabile del GUF di Cuneo, firmatario del Manifesto in difesa della razza italiana), a proposito di rappresaglie: “Il terrorismo ribelle non è fatto per prevenire quello dell’occupante. Ma per provocarlo, per inasprirlo. (….) Cerca le ferite, le punizioni, le rappresaglie per coinvolgere gli incerti, per scavare il fosso dell’odio…”. Anche il democristiano Benigno Zaccagnini non è da meno: ” La rappresaglia che veniva compiuta era un mezzo per suscitare maggiore spirito di rivolta antinazista e antifascista e quindi si giustificava”.
 

I vertici del CLN (Pertini, Amendola, ….) decisero di colpire i tedeschi e non di certo i Fascisti, perché erano sicuri che avrebbero reagito diversamente. Scelsero una data fondamentale per la storia del Fascismo ovvero il 23 marzo fondazione dei Fasci di Combattimento nel lontano 1919. Ricordiamo gli sforzi che fece Mussolini, in qualità di Capo del Governo della RSI, per dissuadere i tedeschi dall’effettuare la rappresaglia, nulla di tutto ciò, perché Hitler fu irremovibile. E’ pure poco noto che Amendola, dopo l’attentato, si incontrò con De Gasperi dal quale ricevette le congratulazioni per ” il grande botto”. Quante vie e strade in Italia sono tuttora dedicate a costoro! Purtroppo le colpe vengono attribuite alla parte sconfitta: i buoni sono collocati tutti da una parte ed i cattivi dall’altra.

C’è poi da dire che l’indagine dei vituperati revisionisti si sviluppa nell’ambito della ricerca storica e non già in quello dell’ideologia politica. Renzo De Felice, il più importante storico del Fascismo, affermava: ” Per sua natura lo storico non può che essere revisionista, dato che il suo lavoro prende le mosse da ciò che è stato acquisito dai suoi predecessori e tende ad approfondirle, correggere, chiarire la ricostruzione dei fatti”. Il “commando” era capitanato dal dott. Salinari il quale concertò con altri partigiani tutte le fasi dell’attentato, Bentivegna era il finto spazzino che portò il bidone ed accese la miccia, Calamandrei diede l’ordine, altri nove parteciparono alla strage tra cui la futura consorte del Bentivegna: Carla Capponi. Naturalmente sul petto di costoro furono appuntate delle medaglie nel marzo del 1950 da De Gasperi. Ricordiamo una di queste vittime innocenti Piero Zuccheretti di 13 anni che era talmente vicino al luogo dell’esplosione che il suo corpo fu tagliato in due (una foto raccapricciante ritrae il bambino dopo l’esplosione). Per decenni si negò che in via Rasella caddero dei civili, ma la storia piaccia o non piaccia non ha e non deve avere riguardi per nessuno e questi sono i loro  nomi: Piero Zuccheretti, Di Marco Pasquale, Chiaretti Antonio, Rossetto Erminio, Baglioni Annetta.

Domanda che ci poniamo dal dopoguerra in poi: “perché gli attentatori non si presentarono al comando tedesco? Semplice! Perché il disegno del PCI era chiaro, eliminare gli oppositori politici rinchiusi nel carcere di Regina Coeli, tra cui 68 appartenenti al gruppo Bandiera Rossa invisi al PCI, 52 del Partito d’azione, 30 membri del Centro militare clandestino del colonnello Montezemolo e decine di altre vittime innocenti. Facile intuire che la rappresaglia fu utile per sbarazzarsi dei nemici ed i tedeschi fecero, a loro volta, il lavoro sporco.

E bene ricordare che nel 1983, l’allora presidente Pertini in occasione dell’eccidio avvenuto a Pedescala, nei pressi dell’altopiano di Asiago, sempre a seguito di un attentato compiuto dai partigiani, si recò per consegnare la consueta medaglia che però venne sdegnosamente rifiutata con la seguente motivazione: ” Sparavano, poi sparirono. Rifugiandosi sui monti, dopo aver aizzato contro la rabbia dei tedeschi, ci lasciarono inermi a subire le conseguenze della loro sconsiderata azione. (….) Con quale coraggio oggi proclamano di aver difeso i nostri morti e pretendono di ricevere una medaglia davanti al monumento che ricorda il loro sacrificio?”

Quel coraggio che hanno ogni anno il 25 aprile di festeggiare una sconfitta.

Dicono che l’Italia è nata dalla Resistenza ed i valori fondanti della democrazia sono racchiusi in essa. Il prossimo anno lo Stato festeggerà il 70° della Liberazione, non oso immaginare quanto danaro sarà stanziato per sentire le solite liturgie e litanie dei sindaci di tutti i comuni italiani. Le Tv faranno a gara per propinarci interviste, filmati con i soliti commenti faziosi. Reduci partigiani racconteranno la loro favola condita con la solita lacrimuccia. La Rai nazionale proporrà i soliti documentari tramite “La Storia siamo Noi”….a tal proposito suggerirei un titolo più appropriato: “La Storia la inventiamo Noi”.

 

Diego Michelini

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Di Redazione Elzeviro.eu

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