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La Destra acquista il Giornale d?Italia: è subito (faziosa) polemica

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Il Giornale d?Italia è una testata storica italiana che non può vivere in autonomia nel 2012, quindi si affianca ad un partito, La Destra, che l?ha acquistata agli inizi del mese scorso per farla rivivere. Ebbene non è forse una garanzia un giornale che sia organo ufficiale di un partito, e che faccia così rivivere una storica testata fondata agli albori del secolo scorso, piuttosto che una rivistaccia con contenuti ambigui o un quotidiano che, con l?acqua alla bocca sia costretto a chiudere in men che non si dica? Il Giornale d?Italia non sarà dunque una testata sul modello La Repubblica o il Giornale, facenti parte di due gruppi editoriali nettamente schierati politicamente, non ostante la pretesa imparzialità di cui si fregia perlomeno La Repubblica.

Ecco che un giornale che sia organo di partito può essere finalmente scevro da sofismi di sorta e da falsità scritte per indorare la pillola. Chi comprerà questo giornale, storica testata giornalistica della nostra nazione, avrà ben chiaro che si tratterà di un giornale di destra, legato ad un movimento politico ben preciso. Non ci saranno inganni né supposte superiorità morali che possano trasparire fastidiosamente dalle righe.

La schiettezza morale e di contenuti è pertanto il primo punto focale per un giornale (di partito) che esce in edicola, a rimarchevole differenza della maggior parte degli altri giornali che spuntano come funghi. Ebbene ad oggi quale giornale potrebbe mai sorgere, con l’attuale scarsezza di lettori affezionati alle edicole oppure restii a scucire 1,20/1,50? Forse soltanto un giornale politicamente schierato, nonostante probabilmente propagandato per indipendente; magari con un grande e politicizzato imprenditore alle spalle.

Il secondo punto focale riguarda il giornale in questione: il Giornale d?Italia, testata fondata dai ministri Salandra e Sonnino, che, per chi ha una memoria storica, furono i ministri che dopo la vittoria nella Prima Guerra mondiale guadagnarono l?Alto Adige a scapito dell?Istria, Fiume e Zara, spedendo a sorte incerta la maggioranza italiana della popolazione di quei luoghi e dando vita alla “Vittoria mutilata”…non proprio l?esempio di due estremisti rivoluzionari, insomma. Il GdI ha scritto pagine importantissime nel panorama storico dell?informazione italiana, ed è giusto e sacrosanto che riviva, nonostante oggi da alcune testate giornalistiche venga inopinatamente e a sproposito riacciuffato il fatto che le pagine di tale giornale abbiano ospitato, nell?estate del ?38, il Manifesto della razza voluto dalla dittatura che si avviava verso la sua fase terminale.

Ebbene non si può capire come quanto sopra possa avere qualche tipo di collegamento o anche solo attinenza con l?acquisizione, da parte de La Destra, della testata in questione. Mettere accanto questi due fatti può suonare, ad orecchie particolarmente puntigliose, un tentativo di delegittimazione, per quanto rozzo ed insensato. Il Giornale d?Italia è stato per lungo tempo la quarta testata giornalistica italiana dopo il Corriere (che ha pubblicato durante la dittatura molti articoli inneggianti a Hitler e al nazionalsocialismo), La Stampa ed il Secolo (come sopra).

Freddie

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Di Redazione Elzeviro.eu

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