Amnistia

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BAGATTELLE

Un Pd togliattino ed un Berlusconi radicale possono, grazie alla preziosa creatività di minoranze attive, costruire la pacificazione nazionale.

Questo giornale ha parlato di amnistia, suggerendo a Berlusconi di impiegare la sua vicenda (il suo corpo) in questa battaglia politica e di civiltà, già nel maggio scorso. In occasione della manifestazione bresciana contro la magistratura, per la precisione. Successivamente, ben prima delle condanne a Berlusconi, si era indicato il valore riformatore “di sistema” dei sei referendum radicali sulla giustizia.

Propugnatori non da oggi di una necessaria aberlusconizzazione volontaria del centrodestra, non si può plaudirne una surrettizia per via giudiziaria. Avevamo, quindi, in altri interventi, auspicato che il Pd si osasse togliattiano nel positivo, anche di una certa astuta doppiezza, posizionando il proprio peso politico nel depotenziamento delle tricoteuses borghesi (i partiti di Repubblica ed Il Fatto ed il non-partito grillino) per costruire la necessaria pacificazione nazionale. Una pacificazione necessaria dopo la “falsa rivoluzione giudiziaria” (alias Tangentopoli) e vent?anni di “guerra fredda” tra berlusconismo ed antiberlusconismo, che ha spaccato ed immobilizzato il paese.

Una proposta, quella di un’amnistia, che ora ha meritoriamente avanzato il ministro Mario Mauro di Scelta Civica, così confermando (lo stesso si può dire dei radicali con il loro impegno referendario) il valore delle “minoranze creative”.

L?amnistia, giova ricordarlo, non è un provvedimento ad personam e l?Italia ne ha un gran bisogno, viste le vergognose condizioni carcerarie ed i richiami comunitari in materia. Come giustamente ricorda Mario Mauro, poi, “occorre ripristinare il senso dello stare insieme, che non è nelle corde naturali del centrodestra e del centrosinistra, è evidente, ma è qualcosa cui si è obbligati per le circostanze che il Paese sta vivendo”.

Berlusconi potrebbe favorire questo percorso, smettendo di seguire gli avvoltoi con maschera di falco, con le sue dimissioni da senatore. Vincolando a questo gesto libero (e, quindi, superpolitico) l?avvio di un percorso di riforma della giustizia e della magistratura, che di un provvedimento di amnistia o indulto avrebbe necessario bisogno. Un “atto di clemenza” che si inscrive pienamente nello spirito della Costituzione e nella prassi politica repubblicana.

Marco Margrita@mc_margrita

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Di Redazione Elzeviro.eu

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