3a Parte
Vediamo allora quali sono gli argomenti che fanno senz’altro propendere per l’attendibilità delle fonti che abbiamo analizzato nelle pagine precedenti. Attendibilità che, se confermata, potrebbe essere una buona base di partenza per incominciare a rivedere l’intera storia dell’umanità, una storia molto più complessa e lunga di quella che abbiamo immaginato fino a ieri.
Innanzitutto partiamo dall’autore delle opere “Crizia” e Timeo”, ovvero quel Platone, considerato a ragione, insieme ad Aristotele, uno dei padri fondatori del pensiero occidentale. Ebbene sull’attendibilità dello stesso Platone penso che non ci possano essere dubbi.
Se è vero che lui riporta quanto era stato detto dallo stesso Crizia che a sua volta narrava quanto gli era stato riportato da un vecchio, è anche vero, in base a quanto scritto in seguito dal filosofo Posidonio qualche secolo dopo, che lo stesso Platone affermò: “Può darsi che questa storia non sia un’invenzione”. Tra l’altro si fa anche accenno ad alcuni documenti in possesso del nonno dello stesso Crizia nei quali Solone aveva riportato in lingua greca i nomi, all’interno dello stesso racconto, che erano originariamente in lingua egizia. Riteniamo pertanto che Platone, nel caso in cui avesse avuto qualche dubbio sull’attendibilità dell’intera questione, non avrebbe mancato di sottolinearlo, come invece non fece. Se lui stesso avesse pensato che Solone, pur in buona fede, fosse stato in qualche modo raggirato dai sacerdoti, in vena di raccontare leggende senza senso, pensiamo che questi dubbi sarebbero venuti fuori nel testo. Invece Platone riporta il racconto senza aggiungerci orpelli di sorta, con uno stile che definirei quasi giornalistico, neutro, e per questo direi assolutamente credibile.
Ma andiamo avanti, possiamo chiederci a questo punto se lo stesso Solone fosse un personaggio su cui poter fare affidamento, oppure se non sia il caso di esprimere grossi dubbi sulle sue capacità di analisi e sulla sua stessa credibilità come uomo e come testimone. Da quanto sappiamo, Solone fu un personaggio storico in carne ed ossa e non frutto della fantasia popolare come forse lo fu Licurgo il leggendario statista che avrebbe dato un codice legislativo alla città di Sparta. Egli fu lo statista che diede precise e essenziali riforme in campo politico e anche economico ad Atene, riforme che furono poi la base dello sviluppo della stessa città nei secoli a venire. Un uomo quindi con la testa sul posto, serio e assolutamente poco incline alla burla. Non era di certo la persona che poteva permettersi il lusso di prendere in giro i suoi concittadini, raccontando loro un sacco di fandonie per il gusto di farlo. Quindi al massimo dobbiamo cercare di dimostrare la mala fede di chi a sua volta gli raccontò la presunta storia di Atlantide.
Ora nel testo si parla di un sacerdote anziano del tempio di Sais, quindi, a meno di non pensare che i sacerdoti egizi fossero degli ameni vecchietti, inclini alla fantasia e allo scherzo ludico, che si divertivano a prendere in giro i turisti dell’epoca, tra cui lo stesso Solone, non possiamo che pensare ad una loro assai probabile serietà professionale. In verità i sacerdoti egizi erano degli iniziati, in possesso di conoscenze che per il loro contenuto particolare, non potevano essere divulgate al popolo e quindi erano custodite gelosamente all’interno dei templi. Altro che burloni…essi erano i depositari di nozioni millenarie sia in campo scientifico che in quello storico e religioso. Non è quindi possibile pensare ad una loro “non credibilità professionale”. Da quanto abbiamo appreso, nelle pagine scritte da Platone si parla anche di precisi testi che sarebbero stati in possesso degli stessi sacerdoti, testi evidentemente molto antichi, che sarebbero stati a loro volta la fonte del racconto riferito a Solone.
Ora viene fuori l’eterna questione dell’attendibilità di quanto riportato dai testi antichi a noi pervenuti, appartenenti alle varie tradizioni, da quella sumera, a quella dell’Antico Testamento a quella delle iscrizioni e dei papiri egizi, insomma l’insieme delle fonti scritte storiche che in qualche modo sono giunte a noi e che sono state decifrate e interpretate dagli storici e dagli archeologi. Ebbene, questo è un dato di fatto, quelle stesse fonti diventano attendibili agli occhi dei ricercatori ufficiali nel momento in cui vanno nella direzione degli schemi apodittici stabiliti a priori dagli stessi storici, mentre diventano, guarda caso, soltanto leggende prive di senso quando vanno a minare le certezze sulle quali hanno costruito i loro appaganti schemi. Questo, a nostro giudizio non è il corretto sistema di approccio culturale ai suddetti testi, essi vanno letti così come sono nella loro integralità e semplicità, senza andare a fare fasulle operazioni di estrapolazione dal testo e di contestualizzazione dello stesso. Anche la contestualizzazione, se effettuata sulla base delle conoscenze che pensiamo di avere sul mondo antico, finisce per essere scorretta e fuorviante. In verità quelle stesse fonti sono molto più semplici e dirette di quanto possiamo immaginare, fare operazioni di “razionalizzazione del testo” vuol dire utilizzare a posteriori un mezzo di interpretazione che appartiene alla nostra mentalità moderna ma non a quella antica.
Ebbene, quei testi antichi a disposizione dei sacerdoti egizi parlano in modo inequivocabile di una grande civiltà situata al di là delle Colonne d’Ercole, civiltà esistita molte migliaia di anni prima rispetto alle date finora in nostro possesso. Quella civiltà, militarmente e politicamente aggressiva come lo sono tutte le grandi civiltà, influenzò in modo determinante le civiltà antagoniste che si affacciavano sul Mediterraneo. E questo continuò ad avvenire fino a quando un’immane catastrofe naturale, confermata da tutte le altre fonti storiche in nostro possesso, non pose fine a questo stesso dominio facendo letteralmente affondare e sparire tra i flutti l’immensa isola-continente. Tanto che, come è riportato dal testo, che aggiunge a questo riguardo un particolare del tutto realistico e quindi credibile, il mare in quel luogo divenne non più navigabile per via del banco di fango susseguente allo sprofondamento.
Ora la teoria secondo la quale con il nome di Atlantide ci si riferisse in verità alla civiltà minoica, sorta e sviluppatasi tra il terzo e il secondo millennio avanti Cristo, che trovò una brusca fine verso il 1500 a.C a causa dell’immane terremoto che fece in parte sprofondare l’isola di Santorini, non sembra minimamente credibile proprio alla luce del testo in questione. In effetti qui si parla di un’isola che non solo si trovava come è ben scritto, al di là delle Colonne d’Ercole, ma che sarebbe da un giorno all’altro sprofondata negli abissi marini mentre l’isola di Creta non ha mai subito una simile sorte. La civiltà cretese ebbe, è vero un subitaneo crollo dovuto al terremoto in questione ma continuò comunque ad esistere anche se non più ai livelli che le confacevano. E’ inutile aggiungere che Creta ai tempi del viaggio di Solone non solo esisteva ma aveva comprovati rapporti commerciali con lo stesso Egitto. Questo è un dato di fatto da cui non possiamo prescindere a meno di non dare una lettura falsa e quindi errata allo stesso testo di Platone.
Sulla data, per gli storici inaccettabile, che farebbe risalire l’invasione da parte di Atlantide a otto-novemila anni prima di Cristo, abbiamo un altro dato che sembra confermare in pieno l’attendibilità della stessa: nel racconto dello storico Erodoto, in cui lo stesso riporta la data della fondazione della civiltà egizia del 11.340 a.C, si aggiunge che durante quel lasso di tempo “il sole si era per quattro volte allontanato dal suo corso abituale: due volte sorse là dove di solito tramonta e due volte tramontò là dove di solito sorge” Un’affermazione che comprova non solo la conoscenza che gli Egizi avevano del fenomeno della precessione degli Equinozi dovuta alla naturale oscillazione dell’asse terrestre nel suo ciclico ruotare lungo la sua orbita, ma anche l’attendibilità della stessa data. Attendibilità confermata dalla durata stessa dei cicli precessionali che vedono il sole sorgere all’Equinozio di primavera sotto differenti segni zodiacali, cosiddette ere precessionali. Inoltre la stessa data è razionalmente connessa e assolutamente congrua rispetto a quella riferita da Platone alla presunta invasione da parte di Atlantide.
Per quanto riguarda poi la credibilità dell’intero racconto e la sua congruità rispetto alle problematiche di datazione della civiltà egizia, esso sembra, anzi sarebbe meglio dire “è” il famoso pezzo mancante nel misterioso puzzle rappresentato dalla storia della grande civiltà sorta sulle rive del Nilo. Un pezzo che va perfettamente a inserirsi nello spazio ancora vuoto della storia egizia e che diventa non solo congruo con quello che ancora manca nella nostra ricostruzione storica ma anche, proprio per questo motivo, plausibile. Possiamo dire semplicemente che avevamo in mano la chiave per decifrare il mistero sulle origini dell’umanità ma che, come succede sempre in casi analoghi, non sapevamo di averla: le soluzioni ai misteri spesso sono molto più semplici e alla nostra portata di quanto noi di solito immaginiamo. Più complesse e dure a morire sono caso mai le resistenze da parte della nostra mente, restia a rimettere in gioco le certezze e gli schemi millenari a cui si è abituata. Si sa: facciamo fatica a cambiare la nostra visione della vita soprattutto quando ciò comporta uno sforzo cognitivo immane e un’ancor più grande umiltà intellettuale.
di Roberto Crudelini