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Petrarca: l’insicurezza dell’essere umano

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19 luglio 1374 moriva Francesco Petrarca, una delle 3 corone del ‘300

Aneddoto: una professoressa di italiano disse una volta che il mondo è diviso in due, chi ama Dante e chi ama Petrarca.

Perché la scelta dovrebbe ricadere su Petrarca?

Nel suo Canzoniere troviamo tutta l’angoscia di un uomo che vive un dissidio, sospeso fra due mondi: quello del Medioevo e quello dell’Umanesimo e poi del Rinascimento. Da un lato Petrarca  è conscio dell’importanza della religione e di quanto sia vana la mondanità; dall’altro è innamorato di Laura e dei classici. Scrive quelle che lui riteneva le sue opere migliori in latino, indice di ammirazione e volontà di emulare i grandi del passato come Virgilio o Cicerone.

Petrarca sa anche bene quanto la donna possa essere angelo solo a parole: nel Canzoniere Laura invecchia e muore. Non è più amore stilnovistico, è un amore, che per quanto letterario, è più aderente alla realtà.

In confronto a Dante, l’esperienza petrarchesca è più umana, non si sublima, ma rimane costantemente titubante e insicura. Petrarca non arriva a raggiungere Laura nei Cieli e non contempla Dio; lui può solo ricordare e dedicare l’ultima canzone della sua opera alla Vergine, cercando umilmente e umanamente di salvarsi:

«Il dí s’appressa, et non pòte esser lunge,sí corre il tempo et vola,Vergine unica et sola,e ‘l cor or coscïentia or morte punge.Raccomandami al tuo figliuol, veracehomo et verace Dio,ch’accolga ‘l mïo spirto ultimo in pace»

Luca V. Calcagno

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Di Redazione Elzeviro.eu

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