Home / Altre rubriche / Bagattelle / Sulla Movida, ovvero un tentativo di esercitare “l?esprit de finesse”

Sulla Movida, ovvero un tentativo di esercitare “l?esprit de finesse”

Condividi quest'articolo su -->

BAGATTELLE

“L’unica cosa che ci consola dalle nostre miserie è il divertimento, e intanto questa è la maggiore tra le nostre miserie” (Blaise Pascal, Pensieri, 171)

TORINO – Che siano neopascaliani, i residenti nella zone della movida torinese (Murazzi, San Salvario, Quadrilatero) che periodicamente fanno un gran vociare contro il baccano notturno dei locali e dei loro giovani avventori?Il loro borghese (piccolo-piccolo?) reclamare il “diritto alla tranquillità” deve incontrare il plauso? Con chi vale la pena schierarsi: con chi vive (e dà vitalità) alla città o con chi, non senza ragioni, vorrebbe la notte dedicata al dormire?

Il Comune, con l?assessore Giuliana Tedesco, è convinto di aver trovato la giusta mediazione. Con un provvedimento approvato la scorsa settimana in giunta, ci si prefigge di cambiare le abitudini e i flussi della vita notturna con il blocco per l’apertura di nuovi locali che dal Quadrilatero passerà a San Salvario, e in parte, ma solo per le discoteche, in piazza Vittorio.Secondo la pasionaria Simonetta Chierici si tratta solo del “solito rattoppo del Comune a misura di media”. Ed immagina di costruire un coordinamento di tutte le città italiane che “soffrono di movida”. Per costruire quale cura non è dato sapere.

Chi scrive ha superato da un po? l?età in cui si ciondola da locale in locale. Ed anche quando l?aveva, in una Torino molto meno viva, esercitava diversamente, pur con simpatie cabinotte, la propensione da “bon vivant”. In modo, cioè, meno conformista e consumista (non si può parlare qui, ma prima o poi lo faremo, di quanto ci sia di consumistico e modaiolo in tante pose alternative).Non si cerca, quindi, una interessata difesa aprioristica del tirar tardi.Si vuole, anzi, volare più in alto. Provare ad entrare in rapporto con la questione (di conoscerla) secondo “l? esprit de finesse”, più che con geometrico approccio “law and order”.

Non si ha, da queste parti, grande simpatia per la retorica della “nuova Torino post-industriale”. Argomento forte del “Sistema Torino” ben saldo nello sue “gabbie ideologiche”. Piace, questa narrazione, con annesso silenzio sui buchi di bilancio delle grandi istituzioni culturali, sicuramente più a quanti si lamentano della necessità dei doppi vetri che agli animatori di questo tentativo di contro-informazione e resistenza umana all?omologazione.

Ciò premesso; davvero, bisogna insonorizzare la città? Chiudere i dehors e spegnere le luci?I locali della movida sono da avversare in quanto alienanti produttori di “divertissement” [secondo la definizione di Pascal, altro dallo svago sano e rigenerante, ma quel togliere l?attenzione alla direzione giusta (di-vertire) che si potrebbe più opportunamente tradurre con: distrazione]? Non assomiglia forse più al proverbiale re, descritto dal filosofo francese come “circondato da gente che non pensa ad altro che a distrarlo e ad impedirgli di pensare a se stesso”, chi non desidera altro che una tranquillità che spenga ogni “fiamma interiore”? Davvero il silenzio è quiete o, piuttosto, ci cerca un agitato cacciar fuori ogni segno di vita?

Il più pregnante degli auguri che sia capitato di sentirsi rivolgere è quello, di don Giussani, di “non stare mai tranquilli”. Davvero si vuole spegnere quello che sarà solo un simulacro di quella “santa inquietudine”, ma ha un cuore? Non sarebbe meglio cercare risposte più decisive che un?ordinata scala di decibel?

Marco Margrita@mc_margrita

Condividi quest'articolo su -->

Di Redazione Elzeviro.eu

--> Redazione

Cerca ancora

Normativa sul Green Pass: quando la certezza del diritto va a farsi benedire

E` caos tamponi e green pass: milioni di cittadini lasciati a sé stessi Da sempre …