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Nobile decaduto, senza essere mai stato nobile

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La giornata di campionato appena conclusasi ha fornito ad ogni appassionato di calcio una quantità di spunti di riflessione davvero vasta. Pensiamo alla solita e noiosissima ecatombe di allenatori che caratterizza il nostro torneo sin dalle prime battute, al rimpiazzo degli stessi con reclute alle prime armi nel mondo delle panchine (Corini e Lopez), oppure all? apertura, anche se parziale, dei tornelli del tanto vituperato stadio Is Arenas.

Ciò nonostante, l? argomento che sarebbe più curioso analizzare per qualche minuto è legato alla sontuosa vittoria della Juventus nell? anticipo serale o, per meglio dire, all? impietosa disfatta della Roma zemaniana.

Le tesi dei giornalisti di gran parte dei quotidiani, sportivi e non, per i quali il vecchio Zdenek sembra aver assunto negli anni le forme di un personaggio biblico ed il suo 4-3-3 quello di una parabola, sono state le più disparate. Si va dalla caduta di un dio, alla fine di un? epoca, passando per l? inefficacia del suo modulo nel pallone moderno ed il mercato non adatto alle esigenze del guru boemo. Peccato che nel bel mezzo di tutte queste stucchevoli analisi, i signori della notizia abbiano continuato a dare per scontato il grande passato di Zeman. Ma per quale motivo egli gode di questa celestiale nomea?

L? allenatore giallorosso si è sempre contraddistinto per uno stile di gioco pirotecnico e spettacolare, fatto di continue verticalizzazioni, palla a terra e sovrapposizioni dei terzini; insomma tutto ciò che, utopisticamente, ogni tifoso vorrebbe che venisse messo in pratica dalla propria squadra. Ovviamente ed obbligatoriamente condito con una vittoria finale. Ma è proprio qui che casca l? asino (ceco). La casella delle vittorie di Zeman si riduce ad un paio di campionati di serie B con Foggia e Pescara e ad un prestigiosissimo successo in C2 con il Licata, mentre quella dei trionfi nel grande calcio è totalmente invasa dalle ragnatele.

A questo punto viene spontaneo chiedersi: perché non possono essere considerati grandi allenatori anche Cuper (secondi posti a bizzeffe e due finali perse consecutivamente in Champions League), Gigi Delneri (autore dei miracoli Chievo e Sampdoria e rinnovatore del 4-4-2) e tutti quegli allenatori che hanno apportato ammirevoli intuizioni in questo sport? Proprio perché non hanno mai vinto nulla a grandi livelli ed in certi casi anche per una notevole discontinuità di risultati. Esattamente come Zeman.

La popolarità e la smisurata considerazione sono dovute a tutta una serie di crociate, condotte dall? allenatore boemo, contro i “poteri forti” che governano il sistema del calcio e soprattutto contro l? abuso di farmaci. Battaglie che lo hanno portato a subire sonore sconfitte anche nelle aule di tribunale oltre che sui rettangoli verdi, come testimoniato nel 2007 dalla sentenza della Corte di Cassazione, in merito all? accusa (formulata dal PM Raffaele Guariniello, in seguito alle dichiarazioni di Zeman su alcuni giocatori juventini)  di frode sportiva mediante la somministrazione di farmaci.

In conclusione, emerge come il tecnico romanista non sia né un icona del calcio, né un rivoluzionario esemplare, ma solamente una lingua molto rumorosa e polemica. Una manna dal cielo per ogni giornalista a cui interessi riempire pagine vuote, piuttosto che parlare di calcio: tutti.

F.B.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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