Papa Francesco nella sua prima breve ma intensa omelia tenuta all’inizio del suo Pontificato ha messo l?accento sul dovere che tutti gli uomini hanno di custodire con amore e tenerezza il Creato, compresa la natura e i nostri amici animali, un dovere però esteso anche nei confronti dei poveri e dei bisognosi e che fa di noi tutti i depositari dei doni che Iddio ci ha generosamente elargito.
Di fronte ad una tale cristallina affermazione di stampo così francescano e al tempo stesso universale, non sono pochi i rappresentanti dei vari movimenti animalisti sparsi in tutto il mondo che con aria di trionfo, il giorno dopo, hanno applaudito tale affermazione traendone nuova linfa per un’assai presunta legittimazione delle loro idee. Chiarito questo e chiarito anche che, come Cristiani, non possiamo non condividere le idee di Papa Francesco in quanto ricalcano perfettamente quanto la Dottrina Cristiana ha da sempre affermato sul rapporto tra Uomo e Creato, ci stupisce semmai questa tardiva richiesta di alleanza da parte di chi da sempre fa dell?anticlericalismo ideologizzato la sua bandiera. Non bisogna infatti dimenticare che l?ideologia a cui in qualche modo si ispira quella informe galassia che si riconosce e si identifica nel movimento animalista, non può andare d?accordo con quello che la Chiesa stessa non solo ha sostenuto ma anche con quegli stessi valori che rappresenta.
Se infatti andiamo sui contenuti della stessa ideologia animalista troviamo subito un presupposto che non può minimamente convivere con la dottrina cristiana: mi riferisco alla presunzione assoluta e fuorviante della perfetta parità di importanza e dignità tra l?Animale e l?Uomo. Un?affermazione questa che per un Cristiano ha il sapore dell?aberrazione più assoluta: pensare che gli animali siano sullo stesso livello dell?uomo vuol dire andare contro quella che è una vera e propria verità di fede per il Cristianesimo, una verità di fede che deve essere, beninteso da parte di chi si riconosce in quella stessa Fede, difeso a tutti i costi perché altrimenti porterebbe a negare la stessa esistenza dell’anima oltre alla nostra elezione a Figli di Dio. Basta leggere quanto il Catechismo della Chiesa Cattolica dice ai punti 2415-2416-2417-2418 nel capitolo relativo al “Rispetto della integrità della Creazione” per capire come gli animali debbano essere considerati creature di Dio e come tali meritano il nostro rispetto e il nostro amore, ma non sono e non potranno mai essere considerati “Figli di Dio” per il semplice motivo che non hanno la coscienza per riconoscere l?esistenza stessa di quel Dio che li ha creati e per rivolgersi a Lui come facciamo noi appunto nel “Padre Nostro“. Questa, mi dispiace per i nostri simpatici amici protettori del mondo animale, è la verità con la quale chi è Cristiano deve confrontarsi. La stessa Chiesa poi, va sottolineato senza fraintendimenti di sorta, ammette le sperimentazioni mediche e scientifiche sugli stessi animali beninteso se “rimangono entro certi limiti ragionevoli e contribuiscono a CURARE E SALVARE VITE UMANE” Negli stessi punti si sostiene inoltre che “è contrario alla dignità umana far soffrire inutilmente gli animali e disporre indiscriminatamente delle loro vite”, in un altro punto si dice però anche che ” E? pure indegno dell?uomo SPENDERE PER GLI ANIMALI SOMME CHE ANDREBBERO DESTINATE PRIORITARIAMENTE A SOLLEVARE LA MISERIA DEGLI UOMINI” e infine come pensiero finale che racchiude tutto il significato etico e religioso di quanto sostenuto sopra: “SI POSSONO AMARE GLI ANIMALI MA NON SI DEVONO FARE OGGETTO DI QUELL?AFFETTO CHE E? DOVUTO SOLTANTO ALLE PERSONE”. Ci dispiace ma questo è quanto sostiene la Chiesa nel suo Catechismo anche se, riconosco, questa visione dell’uomo e del Creato può essere considerata per qualcuno alquanto scomoda.
Se andiamo poi ad analizzare alcuni “derivati” della stessa ideologia del movimento animalista come quello che sostiene a spada tratta l?esigenza di una dieta rigidamente vegetariana per non macchiarsi del sangue di animali innocenti uccisi sull?altare della nostra alimentazione, ci rendiamo conto di quanto questi presunti valori abbiano più il sapore della demagogia di bassa lega che quello di una precisa e convinta presa di posizione etica a riguardo. Basterebbe che questi signori si leggessero le Sacre Scritture, compreso il Vangelo, per scoprire che allora si mangiava sia il pesce, che è carne animale a tutti gli effetti, che la carne, cibo di cui si nutriva lo stesso Gesù. La pesca miracolosa di Pietro e dei discepoli che tornano con le reti piene dovrebbe far gridare ai nostri amici animalisti allo scandalo, Gesù e gli apostoli, visti sotto questa luce, diverrebbero così responsabili di quella che, secondo i loro parametri, dovrebbe essere considerata a tutti gli effetti una “strage degli innocenti”, come innocente dovrebbe essere considerato l?agnello pasquale immolato e “assassinato” sulla mensa dagli stessi apostoli nell?Ultima Cena. Ricordiamo anche la parabola del figliol prodigo nella quale il padre, al ritorno appunto del figlio perduto, da ordine ai servitori di imbandire la mensa e di cucinare l?agnello più grasso per fare festa. Se è un peccato mortale nutrirsi di cibo animale perché allora Gesù avrebbe citato una simile storia? La risposta forse sta proprio nel contenuto dello stesso messaggio evangelico che molti si ostinano ad ignorare per non cadere in contraddizione: quello che interessa a Dio è l?amore verso Lui che ci ha creati e verso il nostro prossimo, amore che dovrebbe giungere fino ad abbracciare i nostri stessi nemici. Questo è il succo del messaggio, il resto viene dopo. Come dopo vengono gli stessi animali, compreso il rispetto e l?amore che dobbiamo loro come creature di Dio. Ma la prima cosa a cui dobbiamo aspirare concentrando i nostri sforzi è l?affetto fraterno verso i fratelli, figli dello stesso Dio.
Ma c?è un?altra cosa che mette in evidenza quello che è poi il paradosso di fondo dello stesso movimento animalista: se andiamo a vedere cosa gran parte degli stessi singoli aderenti pensa in materia di aborto e, forse, in modo strisciante lo stesso movimento, scopriremo delle cose alquanto strane. Infatti tutto l?impegno, l?audacia e la tracotanza con cui costoro lottano per difendere la vita degli animali in generale, incredibilmente evapora come neve al sole di fronte al problema grave, anzi gravissimo della pratica diffusa dell?aborto. Su questo tema infatti prevalgono giudizi che fanno del rispetto della volontà e dei diritti della madre il punto di partenza per arrivare alla fatidica conclusione che uccidere un Embrione umano non è un omicidio ed è anzi un diritto sacrosanto della madre. Ma come?! Se si tratta di animali arriviamo fino al punto di considerare addirittura omicida chi mangia la loro carne mentre, se invece si tratta “soltanto” della vita umana prevalgono logiche da vetero femminismo post sessantottino della serie “tuteliamo il diritto della madre, che sia libera di decidere”?!
Ovviamente questa aberrazione ha una sua precisa base ideologica: per questi ben pensanti l?uovo fecondato non possiede anima e quindi va considerato, alla stregua di un semplice insieme di cellule e basta . Ma allora, c?è da chiedersi, secondo lor signori, quand?è che a loro “farebbe comodo” che lo Spirito scenda sull?embrione? Forse decidono loro al posto di Dio quando l?anima può “permettersi” di scendere ed albergare all?interno di un essere umano? Se possedessero un minimo di umiltà intellettuale dovrebbero almeno dire: non avendo il dono della Fede, per noi il momento in cui scende l?anima su un embrione o uovo fecondato è e resta un mistero. Un?affermazione questa che sarebbe più onesta e meno ipocrita. Ma allora se è un mistero il momento in cui l?anima scende su un essere umano in formazione, chi si può sentire investito del diritto di “rischiare”, quanto meno, di commettere un omicidio?! Ma si sa: dietro certo materialismo travestito da amore universale ci sono solo “certezze”, certezze derivanti dall?indottrinamento barbaro e onnipresente che l?ideologia marxista ha effettuato nelle menti semplici di una parte della gioventù vissuta dopo il sessantotto e che è purtroppo ancora presente nelle coscienze addomesticate di chi ora avrebbe l?età per comprendere. Ma forse, non andiamo lontano dalla realtà se pensiamo che in definitiva quegli stessi rappresentanti dell?animalismo più intransigente e forsennato pensano che l?anima semplicemente non esiste né all?interno dell?uomo né all?interno dell?animale; ma allora resterebbe sempre la questione dei due pesi e due misure: per loro, in questo caso, paradossalmente, finirebbe per avere maggior valore proprio la vita animale rispetto a quella umana. Ricordo soltanto che un certo Adolf Hitler capo della Germania nazista, possedeva dei pastori tedeschi che amava con una tenerezza quasi commovente?peccato che lo stesso capo del nazismo non riversasse simile amorevole sentimento nei confronti del resto dell?umanità, beninteso non ariana.