Mio padre lavorava alla Lepetit, grande azienda farmaceutica italiana, secondo dopo la Carlo Erba, con una ricerca di punta.
di Maurizio Blondet
I suoi ricercatori realizzarono, partendo da una muffa trovata in Costa Azzurra, un antibiotico chiamato rifampicina che segnò una svolta storica nella lotta alla lebbra e alla TBC. Anni di ricerche; mio padre, benché semplice impiegato, mi raccontava con entusiasmo di quell’avanzamento, e me ne spiegava i dettagli: allora le ditte italiane alimentavano questo spirito di corpo. Ancora anni dopo si esaltava a parlare di questo grandissimo successo della ricerca e della ditta.
Grandissimo successo fu. Ma costoso, sicché dopo un po’, dissanguata, la Lepetit dovette farsi acquistare dall’americana Dow Chemicals, che produceva anche il Napalm usato in Vietnam; il settore ricerca fu abolito, furono abolite anche le riviste scientifiche e internazionali che la ditta pubblicava (mio padre era redattore di Acta Vitaminologica), e tutta l’atmosfera d’avanguardia scientifica, che comprendeva una vivace libertà e fantasia intellettuale, si spense.
Ora leggo un articolo che
fra i motivi del primato scientifico attuale di Israele (oltre all’immane furto continuato di invenzioni e tecnologia dagli Usa impunito) deplora che “il governo israeliano sovvenziona il 50% dei costi di ricerca e sviluppo delle aziende tecnologiche israeliane, ciò che dà a queste aziende la possibilità di vendere i propri beni e servizi a prezzi notevolmente inferiori rispetto alle loro controparti americane, una forma di capitalismo quasi-statale”. Ma in questo ha ragione, Israele: gli avanzamenti reali di ricerca e sviluppo non li hanno mai prodotto i privati, gli “audaci capitani d’industria” attenti “ai mercati”, ma le ricerche si Stato, specificamente belliche, dove i calcoli del profitto non contano, ma conta vincere.
A parte qualche medicinale fortunato baciato da vendite enormi (parlano di blockbuster, come i film di successo), in realtà i profitti per così dire “naturali” nella farmaceutica sarebbero limitati da fattori oggettivi: i grandi successi devono incontrare le richieste terapeutiche di un pubblico solvibile (i lebbrosi a cui era benefica la rifampicina non lo sono), il che già limita le ricerche a malattie diffuse nella società del benessere; e fra l’altro, appena scadono i brevetti di invenzioni costate miliardi, il mercato è occupato dai “generici” copiati made in India o China.
Per esibire i favolosi profitti che Wall Street richiede a Big Pharma, la via è quella che già mostrò la Dow: macché concorrenza sul libero mercato – quella mitologia degli imprenditori amanti del rischio e del libero mercato lasciamola ai bocconiani – quello che si persegue è la commessa pubblica, il contratto-monstre con lo Stato come unico cliente. Il napalm era una. I vaccini sono l’altra.
I vaccini sono diventati il nerbo della farmaceutica
Perché basta convincere il ministro in carica (ovviamente con ricchi premi e cotillons), e i bambini di una intera nazione obbligati a subire, non più le due o tre vaccinazioni, ma 11 o 12, per tutte quelle malattie esantematiche che si dicevano ai miei tempi “della crescita”, e che è bene siano fatte, perché rafforzano il sistema immunitario: ciò che è dimostrato dai bambini degli zingari che sfuggono alle vaccinazioni di massa e sono più sani dei nostri.
E a richiedere le vaccinazioni non è “il mercato”; ma lo Stato, il che garantisce forniture continue ed enormi. Quale affare più comodo? Nessun bisogno più di spendere in ricerca e sviluppo. E’ questo il carattere più evidente del capitalismo che non a caso chiamiamo “terminale”: ha occupato gli stati e si fa pagare dal denaro pubblico attraverso immensi sussidi alle sue mega-corporation ogni volta che vanno in difficoltà, o si fa esentare dal prelievo fiscale, detta obblighi legali vaccinali o direttamente impadronendosi delle banche centrali che “stampano” per reggere a galla le banche (private) e i “trionfi di Wall Street” .
Da noi la promotrice della obbligatorietà è stata la Lorenzin. Scopro adesso che in Francia è avvenuto qualcosa di istruttivamente simile.
Parlo della sospensione dal lavoro
(capo delle malattie infettive e tropicali di Garches) del professor Christian Perronne, critico del modo della gestione della “pandemia” e del vaccino anti-Covid: con la motivazione che, nel “contesto della crisi sanitaria”, doveva tacere e non l’ha fatto. Una misura liberticida ed intimidatoria mai vista nell’Europa occidentale, contro cui è in corso una mobilitazione di medici e sindacati.
Così è arrivato all’attenzione pubblica il cattedratico Alain Fischer, 71 anni, origine ungherese, luminare indiscusso delle terapie geniche ed immunologia pediatrica. Il personaggio, detto Monsieur Vaccin, è stato messo dal primo ministro Jean Castex alla presidenza del “Consiglio per l’orientamento della strategia vaccinale”, un Politburo sui generis, come vedremo.
Non era la prima volta che Fischer dava alla Francia il suo “orientamento di strategia vaccinale”: nel 2016 era stato incaricato dalla ministra Marisol Touraine (figlia del sociologo ebreo Alain Touraine) di “ripristinare la fiducia dei francesi nei vaccini” data la “diffidenza crescente di una parte della popolazione” (sic): Fischer aveva trovato la soluzione che segue: rendere i vaccini “gratuiti ed obbligatori” per i bambini sotto i due anni di età. Misura che è stata attuata poi dal governo Macron nel 2018: dai tre vaccini (polio, tetano, difterite) prima obbligatori, si è passati ad 11. Anche in Francia come in Italia.
Lévy, il marito della ministra che ha creato il laboratorio di Wuhan
Così si è visto che Fischer il cattedratico è al centro di un blocco incredibile di potere medico pubblico-privato, che sta imponendo le terapie geniche (tipicamente, il vaccina a RNA ricombinante lo è) a preferenza di ogni altra. Si è scoperto che Fischer è “legato alle reti tradizionali all’opera nella gestione della “pandemia” Covid-19, come INSERM, l’Istituto Nazionale di Salute e Ricerca Medica di Gilles Bloch, su cui Françoise Barré-Sinoussi, Jean -François Delfraissy e Karine Lacombe”.
Se i nomi (attenti ai cognomi) di questi validissimi ricercatori vi dicono niente, venite informati che essi, per conto dell’INSERM, hanno “partecipato al lancio del laboratorio P4 dell’Istituto di virologia di Wuhan sotto Yves Lévy” insomma quello di massima sicurezza (P4) per bio-armi da cui si sospetta essere partito il virus che tutti ci riguarda.
Yves Lévy, uno specialista di virus (esperto del virus HIV) era a quel tempo stato scelto come capo dell’INSERM. Nomina riconfermata nel 2018, e che viene denunciata addirittura su Lancet come “opaca” e dovuta a favoritismo: il dottore è infatti marito della ministra della Sanità, l’ematologa Agnés Buzyn, ovviamente israelita come lui. Non stupirà ritrovarli come scatenati nella persecuzione dietro le quinte del professor Doidier Raoult, colpevole di aver dimostrato che la clorochina è efficace e il vaccino non serve.
Oltre che all’INSERM
il professor Fischer ha voce determinante in capitolo anche alla anche l’Assistance publique des Hôpitaux de Paris, diretta da Martin Hirsch: il funzionario pubblico che ha licenziato il professor Perronne per il delitto di non aver taciuto.
Ed ovviamente, Fischer è in collegamento con il celebre “Institut Pasteur – un’organizzazione di ricerca privata internazionale con sede a Parigi, “storicamente in profonda connessione con il governo francese, Famiglia Rothschild, OMS, CDC” e l’azienda farmaceutica Sanofi di cui è presidente uno speculatore puro, Serge Weinberg e “dove troviamo Françoise Barré-Sinoussi”
Rotschild? Già: si apprende che esiste in Francia una Fondazione Edmond de Rotschild per la Salute (parola d’ordine “Creare il Futuro“, che echeggia il World Economic Forum), di cui Fischer e altri personaggi già nominati sono collegati.
Come neo presidente del neo-Consiglio
per l’Orientamento della Strategia Vaccinale, il dottor Fischer ha dato le disposizioni: “Dobbiamo trovare tutti i metodi possibili in modo che sia facile essere vaccinati nel maggior numero di posti possibile e da quanti più operatori sanitari possibile. Ciò richiede che il personale sanitario sia ben informato e convinto della pratica della vaccinazione”.
Ma perché se la prendono tanto calda questo genere di personaggi? Certo, Fischer ha avuto un premio di 100 mila euro dalla Robert Kock Stiftung, che è una lobby apertamente finanziata dai grandi nomi dell’industria farmaceutica: Bayer, Novartis, Pfizer, Roche, Sanofi Aventis e Glakso Smith Kline.
Ma questo accanimento, questa ostinazione di scienziati di fama e di aziende farmaceutiche nel voler imporre la vaccinazione con il vaccino sperimentale a RNA a decine di milioni di europei, idealmente a tutti ed obbligatoriamente, con tutti gli effetti collaterali preoccupanti che si sono visti, resta un enigma. In fondo, inspiegabile.
A meno che non si voglia esaminare la risposta che dà Jon Rappoport, grande giornalista investigativo:
“Nel momento in cui è stato approvato il vaccino Pfizer / BioNTech COVID, scrive, è albeggiata una nuova era farmaceutica. La prima volta che la tecnologia RNA impiegata in un farmaco o in un vaccino viene certificata come sicura ed efficace, cosa che ovviamente non è. Ma non importa. Bill Gates e altri pianificatori d’élite e titani del denaro hanno vinto quella che per loro è una grande vittoria.
“Perché i vaccini a RNA sono molto più veloci, più facili e più economici da produrre rispetto ai vaccini tradizionali. Invece di anni di lavoro, possono essere sviluppati in mesi. Commercialmente parlando, aver ottenuto l’approvazione del vaccino è stato piantare la bandiera della tecnologia dell’RNA sul mercato.
E questo significa pioggia d’oro
Intere liste di cosiddette malattie – Nilo occidentale, influenza aviaria, Zika, influenza suina, SARS – possono produrre profitti vertiginosi producendo vaccini a RNA per “prevenirle”.
E aggiunge Rappoport
“un’intera parata di vaccini più vecchi – epatite, morbillo, influenza stagionale, difterite, pertosse, tetano, ecc., Possono essere rifusi con nuove versioni aggiornate dell’RNA. E non dimentichiamo il mercato degli animali domestici. Vaccini a RNA per ogni immaginabile scopo inventato venduti a grandi società che gestiscono “allevamenti” di bovini, suini, polli e pesci”.
Non sappiamo se la spiegazione di Rappoport sia sufficiente a spiegare l’inumana, inimmaginabile dittatura mondiale che ci sta uccidendo per “curarci”. Ma forse va nella direzione giusta.
Da ultimo, si ha notizia di uno scienziato Russo, Aleksandr Kagansky, che stava lavorando a un vaccino contro il corona, è stato ucciso perché spinto dalla finestra del suo appartamento del 14 piano a San Pietroburgo. Il sospettato è un amico e collega, di cui non viene fatto il nome, che era nell’appartamento del morto.