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I Big Data e la tutela dei dati personali

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Quando parliamo di “Big Data “nel campo delle nuove tecnologie intendiamo, in termini molto semplicistici, l?insieme di tutti i dati prodotti in rete. Quindi anche i nostri dati personali e sensibili. Dati che quotidianamente si riversano in grandi quantità nei database delle imprese , soprattutto nei database dei  grandi gestori dei Big Data come ad esempio Google,Facebook o Amazon. Ormai i Big Data rappresentano una delle tecnologie strategiche più importanti del nostro tempo, sono difatti sempre in aumento i processi decisionali delle aziende basati sul sistema di analisi dei dati. Difficilmente il singolo utente avrà la percezione del valore del proprio dato ai fini commerciali. In effetti non è il singolo dato informazionale dell?utente a rappresentare una fonte di ricchezza, bensì è l?aggregazione di tali dati a permettere alle aziende di creare delle vastissime banche dati  preziosissime per indirizzare la propria strategia di marketing.

Basti pensare che un?azione di data mining ( letteralmente estrazione di dati) permette un preciso profiling dei clienti, soprattutto di quelli potenziali. Per mezzo degli storage (cioè supporti per la memorizzazione in formato elettronico di grosse quantità di dati informazionali) e soprattutto degli analytics system  (Google Analytics  l?esempio più noto) le aziende possono chiaramente garantire una migliore efficienza e soprattutto una maggiore personalizzazione dei servizi a favore dell?utente consumatore ma il dilemma è  come conciliare questo nuovo modello di business con le esigenze di tutela dei dati personali degli utenti consumatori?

Utenti spesso ignari dei reali trattamenti sui loro dati.  E? evidentemente in crisi il modello del consenso informato previsto dal DLGS 196/2003, apparentemente non più adatto a salvaguardare efficacemente la tutela nel trattamento dei dati soprattutto per effetto del continuo mutamento della struttura informatica, pensiamo ad esempio all?insieme delle tecnologie del Cloud Computing che permette di avere a disposizione enormi quantità di risorse informazionali, quindi dati anche personali o sensibili, senza il vincolo della materialità. Tale sistema si scontra con la tutela della privacy. Dati personali o sensibili che vengono immagazzinati nei cosiddetti Server Farms di aziende sparse per tutto il pianeta , a seconda di quale sia il paese di collocazione del service provider.

E? un problema piuttosto rilevante per la convivenza in quella che il filosofo Luciano Floridi chiama la “Infosfera“, cioè una realtà globale informazionale in cui ormai siamo ingeriti e soprattutto ne siamo alimentatori. Difficile dire quali siano le misure più adeguate per garantire da un lato il progresso tecnologico e la conseguenziale evoluzione delle pratiche commerciali e  dall?altro non perdere d?occhio l?importanza della tutela dei nostri dati personali. In ambito normativo si attende l? effettiva applicazione del nuovo Regolamento UE sulla protezione dei dati personali che sostituisce la Direttiva 95/46/CE e introduce alcune importanti novità come :  la possibilità per ogni interessato di richiedere dopo un periodo di tempo determinato la rimozione di dati personali per motivi legittimi  ( “diritto all?oblio” ); l?obbligo per aziende ed enti pubblici  con almeno 250 dipendenti di nominare un  “data protection officer” responsabile del rispetto della normativa e l?introduzione della “privacy by design” , cioè l?incorporamento di misure a protezione dei dati già nell?architettura di un prodotto. Sono previste inoltre sanzioni piuttosto elevate per i trasgressori.

In ogni caso la criticità dei Big Data è un problema quanto mai aperto e rischia di esserlo sempre di più.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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