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Un “governicchio” molto difficile

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In qualunque modo lo si voglia chiamare (governo di scopo, di necessità, di riappacificazione, di larghe intese), questo governissimo è rifiutato dalla base Pd antiberlusconiana. Intanto il Pdl cresce notevolmente nei sondaggi mentre il Pd (di cui si contano 23 correnti) perde colpi ogni giorno. Poiché la memoria non è un’opinone, riemerge ciò che accadde nel 1978 quando Moro (sotto il governo Andreotti) tentò (inutilmente) di mettere in atto il compromesso storico col Pci di Berlinguer. Allora c’era una parte della Dc che non lo voleva, e come andò a finire è risaputo (Moro venne rapito e ucciso dalle BR, Berlinguer morì nel 1984 e del compremesso storico non si parlò più).

Adesso dopo 35 anni , è nato questo governo di chiara impronta democristriana (visto il passato dei politici che lo compongono), un ibrido che è sorto sfrondando gli estremi di destra e sinistra, ma la strada è in salita e molto faticosa. L’Italia non è la Germania che senza traumi sopporta la coalizione di partiti diversi tra di loro. La nostra nazione ha alle spalle una guerra civile (anche se non tutti gli “storici” lo riconoscono) sanguinosa, i tedeschi no, anche se conservano il ricordo della repubblica di Weimer e sono terrorizzati dall’inflazione. Questo governo non finirà in modo tragic , ma non arriverà certamente alla scadenza naturale della legislatura .

Chi scrive ritiene probabile che l’ex ministro Barca e Vendola rifondino il PCI (magari aggiungendo una S al PD per sottolineare la sinistra che lo compone); Renzi sarà a capo di un PD decimato , il M5s si frantumerà a causa dei dissidi interni (è di oggi la notizia che cinquanta parlamentari grillini vogliono costituirsi come gruppo autonomo: sarebbe la rovina per il Movimento) e Berlusconi (o chi per esso) rivincerà le prossime elezioni con i partiti che lo sostengono.

Nel frattempo si spera che venga fatto qualcosa di buono per i cittadini, anche se il 1° consiglio dei ministri si è concluso con un rinvio alla prossima settimana. Poi si vedrà: il premier in carica , con i nuovi ministri ed i presidenti delle varie commissioni ripetono che bisogna fare in fretta per dare risposte all’elettorato, ma in realtà passano il tempo a discutere con i neo parlamentari e gli attivisti. Nella nostra democrazia il dialogo è tutto. Anche se non conclude mai niente. Questo è il nostro guaio peggiore, poiché si continua a morire di parole.

Giuseppe Franchi - Mov. Noi automobilisti (Naa)
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Di Redazione Elzeviro.eu

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