Chi scrive incarna un movimento antieuropeista nei confronti della BCE, della UE e del FMI. Ci si oppone chiaramente a questa configurazione pro banche, ma non ad un’Europa intesa come soggetto politico basato sull’autodeterminazione dei popoli. Basta con la manfrina del “rischio Grecia” ( default, bancomat chiusi ecc.) sottolineata da Fini a Ballarò (15/1) per incanalare la gente nel pensiero unico.
È stato fatto anche notare che l’Irlanda, quando s’è trovata in grande difficoltà, non ha chiesto aiuti, non s’è lasciata commissariare dalla Troika. S’è risollevata facendosi prestare 67 miliardi (senza specificare da chi), ha ridotto drasticamente la spesa pubblica ed ha aumentato l’IVA al 22%, mantenendo però la pressione fiscale bassissima con solo due trattenute semplici e chiare, che permettono ad un dipendente di incassare 1497 euro netti su un lordo di 1576. Ma questo non viene strombazzato sui media.
Ovvia…mente, se un “golpe” non avesse defenestrato Berlusconi, si sarebbe potuto chiedere un prestito alla Russia ad un tasso conveniente, che Putin non avrebbe di certo rifiutato all’amico Berlusconi. Invece no, schiavi della UE e dei suoi burocrati , siamo stati massacrati dal rigore montiano che ci ha condotti nella recessione in corso. La politica è anche matematica, perché i numeri contano. Alla crisi globale, chi scrive risponde con una proposta-sogno globale: “automobilisti di tutto il mondo uniamoci per combattere lo strapotere dei banchieri. Non facciamoci avvolgere dalla piovra, affamiamo la bestia se vogliono mangiare con il frutto del nostro lavoro” (L’automobilista-consumatore è il soggetto con la più alta percentuale di prelievi tra tasse e imposte e altri balzelli vari rispetto a tutti gli altri contribuenti). Per chi scrive sarebbe sensato partire dall’Italia per formare una nuova Europa, un grande continente che vuole togliersi di dosso l’appellativo ” vecchio” con una rigenerazione politica che spazzi via i banchieri.
Giuseppe Franchi (Naa: mov. Noi automobilisti antieuropeisti)