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Berlusconi si smarca da Renzi, ma non ci crede nessuno…

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A questa novella presa di posizione, questo cambiamento del vento, non crede nessuno, né nel suo partito, né nel centrodestra, né nel Pd. Si tratta invece di un rimestare nel calderone della politica, come sempre, per fini personali. Quando questi sono storicamente andati anche a favore del popolo italiano, come accaduto in politica estera (Russia, Libia degli anni Duemila), ok: qui non ci sono interessi del paese da soddisfare, ma solo accordi e disaccordi con Renzi per la gestione delle aziende, tra cui si annoverano agevolmente anche gli scampoli di Forza Italia.

Per Berlusconi, ultimo premier eletto dai cittadini italiani, “è stato giusto provarci”: qui sta il nocciolo del problema. La credibilità scomparsa di un uomo che critica, critica, ma che si è fatto da parte per favorire il governo lobbistico di Monti, poi è stato in un limbo per tutto il tempo del governo Letta ed è addirittura riuscito a prodursi nel patto del Nazareno dal quale è scaturito, più che uno sforzo bipartisan per le riforme (che sono un anno in ritardo su un anno di governo Renzi), un rafforzamento della preminenza politica del premier.

Da tale Patto abbiamo constatato in questi giorni come Berlusconi abbia attinto per fare i comodi suoi: come afferma il gruppo parlamentare alla Camera dei Cinque stelle, la svendita del patrimonio Rai operata con la frettolosa quotazione in borsa di Raiway ha condotto ad una prevedibile conseguenza: il principale concorrente EiTowers di proprietà del gruppo Mediaset ha lanciato un’OPA per l’acquisizione del controllo della società pubblica. E’ il patto del nazareno televisivo: una risorsa pubblica messa sul mercato sta per essere fagocitata dal gruppo Mediaset.

Si attende ora un intervento dell’Autorità Antitrust per scongiurare la creazione di un monopolio in un mercato strategico a tutela dei consumatori, degli operatori e in ultima istanza di quel che rimane del pluralismo nel nostro Paese, eppure questo sembra essere il parto unico del patto del Nazareno. Quindi no: non è stato giusto provarci, se per provarci si aveva già (soltanto) questo obbiettivo personale. 

Anche un altro dirigente di FI, Francesco Toti, ha bocciato le riforme lasciando intendendere le intenzioni di voto per domani: “Io credo che il nostro gruppo martedì voterà contro“. Parlando poi del premier ha aggiunto: “per lui la condivisione è ‘io dico una cosa e voi fate sì con la testa’. Di fronte a tutto questo francamente ci sembra che le riforme, che erano un tassello del progetto a cui avevamo contribuito, siano crollate”. 

Nella telefonata del leader di Forza Italia alla kermesse barese del suo partito ha affermato telefonicamente che è stato giusto tentare, ma che “ora si può dire che non siamo stati noi a tradire quel cammino che poteva cambiare il Paese”. Il vero nodo, però, sarebbe stato l’atteggiamento verticistico del Pd renziano. Segue il solito monito di Berlusconi contro i partitelli, a lui tanto invisi: “ogni cedimento al narcisismo politico individualista, condannerebbe tutti i moderati, tutti gli elettori della nostra parte politica, alla irrilevanza. Mi auguro che tutti noi sappiamo rinunciare all’egoismo di rendite di posizioni personali, e all’egoismo di esprimere successi personali“. Che Berlusconi si auguri che tutti sappiano rinunciare all’egoismo di rendite di posizioni personali e di esprimere successi personali è francamente paradossale. Il signore che vorrebbe democraticamente innalzare le soglie di sbarramento per fare del suo partito uno dei due dell’emiciclo (all’americana), non tiene conto del nostro sistema elettorale da molto tempo, salvo quando può sfruttarne le falle per le ben note compravendite parlamentari, o quando lo critica e si dimentica di cambiarlo, dimenticanza guarda caso condivisa con il partito di maggioranza. 

Parla poi, B., di una presunta coalizione di centrodestra che può candidarsi a guidare il Paese, ma Matteo Salvini lo frena: “aspettiamo martedì che votino contro le riforme, poi possiamo parlare insieme da opposizione“. Si capisce già chi sarebbe il capo di questa eventuale coalizione. E per una volta, forse, non si tratta di Berlusconi.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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