Ma, attenzione, il progetto di Tsipras, subordina questa domanda a un orizzonte riformista, dentro e non contro il quadro capitalistico greco e ora europeo. Una beffa per la sinistra nostrana, perché si propone una nuova negoziazione del debito pubblico, non il suo annullamento, in pratica, seguendo il modello greco, la sinistra chiede all’Europa che ristrutturi il debito, ne annulli una parte insolubile, scansioni il pagamento della sua parte rimanente.
Lo sforzo di Tsipras è convincere i capitalismi, italiani ed europei, che la “ristrutturazione” del debito è nell’interesse stesso dei creditori, a fronte di crediti altrimenti inesigibili, il che significa dire alla Banca Centrale Europea, e alle banche nazionali, che Tsipras non solo non romperebbe con i loro interessi ma li rispetterebbe, dentro le compatibilità del capitalismo europeo. La bandiera di una possibile unione sociale, insieme ad altre forze anti UE, non è solo un illusione fallita ma la carta di accreditamento presso le socialdemocrazie europee, per cui deduciamo che Tsipras , in Italia, si imbosca nel civismo liberal-progressista, e che i suoi eventuali eletti potranno aderire al PSE, cioè a quella stessa socialdemocrazia che governa in Europa l’austerità.
Il PRC, attraversato più che mai da una guerra interna, cerca di far leva su Tsipras per rientrare nella partita, e per questo si è subordinato alla pretesa di SEL di non contrapporsi al PSE.
di Luigi Cortese