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Cose di casa nostra… e non solo

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Non bastano mazzette e ruberie, affari gestiti da abili maneggioni, appalti truccati, corrotti e corruttibili, furbetti del quartierino e fessacchiotti che pagano sempre e comunque. Per non farci mancare niente, avevamo bisogno di intrighi sotterranei e complotti internazionali. A quanto pare, ci sono stati.

Che Berlusconi nel 2011 l’avessero fatto fuori, era notizia palpabile nell’aria e non solo perché lo va ripetendolo l’ex cavaliere, ma perché in matematica 2+2 fa 4. Già Zapatero nel suo libro ” El dilema” (dicembre 2013) ha scritto che il nome di Monti circolava già nei corridoi durante l’ultimo G20 di Cannes (3/4 novembre 2011), e l’abile giornalista Alan Friedman riuscì a fare molto di più. Nel suo libro “Ammazziamo il gattopardo” ha raccolto le interviste fatte a Prodi, De Benedetti e Monti, dalle quali emerge chiaramente che la strada era stata segnata già nel giugno/luglio 2011. Evidentemente non bastava.

A scuotere le acque è stato l’ex ministro del tesoro USA Timothy Geinthner, che nel suo “stress test” confessa di aver ricevuto la visita di tre funzionari europei (identificati poi coi nomi di Barroso, Van Rompuy ed Olli Rehn) affinchè in America venisse preparato un piano per far crollare a picco Berlusconi. La risposta chiara e precisa, che viene virgolettata nel testo, e che la corrispondente a “stelle e strisce” ha mostrato in TV, e non lascia dubbi: “Non possiamo sporcarci le mani del suo sangue”.

Allora i burocrati, con l’aiuto di “Qualcuno in alto”, fecero di tutto da soli e riuscirono nel loro intento perché i mercati e le banche si schierarono dalle loro parte. Il complotto ci fu, le testimonianze pure. Magari anche altri parleranno se trovano coraggio. Maliziosamente (e non solo) viene da pensare che le trattative stato-mafia (come ha detto Ingroia) ci siano state, che Grillo venga strumentalizzato (per farlo cadere in seguito) come già avvenne con Di Pietro, che ai tempi di “mani pulite “spazzò via il pentapartito”.

Chi vivrà vedrà. Di sicuro Prodi crede ancora di diventare presidente della Repubblica quando Napolitano (alla soglia dei 90 anni) si dimetterà (o andrà incontro al suo destino di uomo in fase decrepita). Può capitare di tutto.
Nell’ombra ci stanno lavorando con gran fervore politico.

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Di Redazione Elzeviro.eu

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