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La settimana di passione degli Ex PIP

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PALERMO – La guerra ai poveri continua e questa volta passa dal Giornale di Sicilia che in prima pagina ieri titolava “Il buco nero dei precari: pagati pure Ex PIP morti

La storia, farcita molto spesso da false verità, sull’esistenza e la vita stessa del bacino degli ex pip, l’ho raccontata in “Crocetta li licenzia e Sunseri gli dà retta: il dramma degli Ex PIP

Oggi devo leggere, con disappunto, sempre le stesse cose, pensate male e scritte peggio su questo bacino di precari.

Un bacino che ha avuto la sfortuna di essere nato sotto lo stimolo di emergenze sociali e culturali che sono state e sono in continua evoluzione.

Ma se è vero che i mass media hanno il compito di informare la società con i fatti e con le opinioni di chi scrive, l’obiettivo di fare un’informazione corretta e non sviante o tendenziosa, dovrebbe essere quello di ogni singolo giornalista.

Oggi, purtroppo, leggo affermazioni che hanno poco a che vedere con l’oggettività del cronista e molto con l’opinione personale.

In particolare si legge che nel bacino ci sono precari milionari, precari assenteisti, precari morti.

Ma precari milionari lo era un solo individuo, che faceva da prestanome a personaggi mafiosi; precari assenteisti lo sono stati in tanti, visto che la Regione dopo averli allontanati dal lavoro i primi di maggio 2013, ha cominciato a riavviarli a lavoro solo i primi di settembre del 2013, pagandoli con le provvidenze stabilite dall’ASPI, in forza alla legge Fornero.

Quindi gli ex pip che dal mese di settembre 2013 sono tornati al lavoro con 20 ore settimanali, stanno lavorando con l’ASPI; la Regione Sicilia li sta impiegando, di fatto, senza fare uscire 1 euro.

La legge infatti prevede per i lavoratori fino a 50 anni di età, 8 mesi di provvidenze ASPI, e per i lavoratori oltre i 50, 12 mesi di provvidenze. Il 16 di questo mese, i primi, percepiranno i famosi 832 €.

I tanto maledetti e pochi 832 € partono da oggi, solo da oggi e solo per coloro che non hanno compiuto i 50 anni.

E poi dovere leggere che anche i morti ricevono il sussidio è veramente paradossale.

Non per la notizia in se stessa, si è letto di tanti che a vario titolo hanno continuato a percepire la pensione di familiari morti; qualcuno non li aveva nemmeno sepolti, e non erano  ex PIP: questo accade per le storture della legislazione italiana e l’inefficienza della macchina amministrativa ad essa legata.

Prima i pensionati dovevano esibire il certificato di esistenza in vita. Ora questa normativa, cancellata in virtù di sistemi di controllo più efficaci ed informatizzati è diventata facilmente aggirabile, per la non attenzione di funzionari preposti al controllo.

In automatico al decesso di un lavoratore o di un pensionato, dovrebbe “accendersi la luce rossa” all’INPS.

Ma in Italia gli automatismi non sempre funzionano.

Due parole sul limite dell’ISEE. Esiste una sottile stortura che deforma il ragionamento sull’ISEE.

Per 10 anni questi precari sono stati impiegati nella macchina amministrativa regionale e comunale come lavoratori, che percepivano un salario “sussidio” mensile, per 30 ore settimanali. Nei successivi 2 anni e sei mesi, avendo firmato “credevano” un contratto a tempo indeterminato, sono stati impiegati esclusivamente nelle strutture amministrative regionali.

L’interruzione delle attività lavorative tramite l’abrogazione in finanziaria dell’art. 52 sostituito dall’art. 43 della legge finanziaria regionale del 30/04/2013, ha provocato il licenziamento di questi 3000 precari, che sono di fatto regrediti da lavoratori a contratto a tempo indeterminato a sussidiati.

A tutto ciò aggiungiamo la normativa sul limite ISEE di 20.000 €, che ha generato storture mostruose; per cui chi si è separato e magari vive con i genitori, deve abbandonare il lavoro, perché con la pensione della mamma e del papà supera il limite stabilito dall’ISEE.

Oggi, alla luce del senno del poi, se sono un ex PIP e voglio continuare a lavorare e ricevere il “sussidio”, devo:

1.       a) non sposarmi;

2.       b) vivere in una topaia;

3.       c) non possedere nulla;

4.       d) condurre una vita da bisognoso all’interno della società.

Invece molti si sono sposati, hanno magari ereditato la casa dei genitori, il loro sussidio ha fatto cumulo con il reddito del marito o della moglie e ora, di colpo, si trovano ad essere fuori dal bacino, in cui hanno lavorato per oltre 13 anni.

Il vero truffatore cui additano i redattori dalle pagine del Giornale di Sicilia, non è il PIP, ma chi ha cambiato le carte in tavola facendo diventare il salario un sussidio, favorendo, in tal modo, situazioni al limite della legalità per tornaconti personali ed elettorali.

Oggi, i PIP, si trovano fra l’incudine e il martello, da maggio a settembre 2013 sono stati senza lavoro e senza remunerazione, percependo solo l’ASPI; da settembre ad oggi percependo sempre l’ASPI, a fronte di un impegno lavorativo nell’Amministrazione regionale pari a 20 ore settimanali, e solo una parte di loro, quelli sotto i 50 anni, da oggi 16/04/2014, riceveranno le famose 832 € per 30 ore lavorative.

La guerra perpetrata contro questi lavoratori è veramente deprecabile; è vero, molti non saranno degli stinchi di santo, ma il troppo, caro Giornale di Sicilia, storpia.

Giuseppe Morello

credit foto: Tubac

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Di Redazione Elzeviro.eu

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