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Metteo Renzi piace giocare con le parole, è serio solo quando si tratta di numeri. Diceva che il
governo Letta non era di larghe intese ma di lunghe attese, quindi ha messo il turbo al
PD stipulando un patto con Berlusconi. Dei maldipancia del suo partito, che si sono trasformati in coliche addominali dolorosissime, non gliene può fregare di meno, come ebbe a dire tempo fa a proposito dell’
art. 18.
Citando Walt Disney (nella trasmissione di Fabio Fazio), sottolineò l’importanza della data, di quei numeri che fanno la differenza tra il sogno ed il progetto. Che metà del suo partito non riesca nemmeno più a dormire, poco gli importa, l’unica cosa che conta è raggiungere in fretta gli obiettivi. Intese quindi nè larghe nè strette, ma diverse, variegate e profonde.
C’è molto di più di quel che si sa tra lui e il cavaliere, altrimenti non si spiegherebbe l’andazzo delle cose. In politica nulla è come sembra, bisogna prenderne atto. In gioco non ci sono solo le riforme, ma qualcos’altro ben più sostanzioso che scopriremo strada facendo. Per ora
Renzino, dopo l’
approvazione alla Camera dell’
Italicum (già battezzato “
Caimanum” perché soddisfa in pieno
Berlusconi), s’è limitato ad un tweet:
Politica 1 – disfattismo 0.
Anche se deve ancora spronare e tallonare da vicino i suoi rissosi senatori. Per quanto concerne il suo Jobs Act , ha già messo in anticipo la ciliegina sulla torta con una frasetta lapidaria: “Se le nostre scelte economiche non saranno condivise da Confindustria e sindacati, ce ne faremo una ragione“. Avanti a tutta birra, marsch!
Per arrivare in porto è meglio la nave azzurra di Berlusconi che le barcarole del suo partito.
Giuseppe Franchi