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Movimento… 5-4-3-2-1 stella

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Sul web si è appena consumata la condanna di quattro senatori grillini, colpevoli di aver semplicemente criticato il loro massimo esponente per essersi rifiutato di prendere parte alle consultazioni per il nuovo governo di Renzi. Una vera e propria gogna mediatica si è così abbattuta sul drappello dei senatori grillini Orellana, Battista, Campanella e Bocchino. I voti abilmente “orchestrati” sul web  a favore del loro ostracismo sono stati circa 30.000 mentre i contrari “solo” poco più di 13.000. Il problema è che, in seguito alle furibonde discussioni tenute in questi giorni tra i vari gruppi interparlamentari di Grillo, ai quattro in questione si stanno per aggiungere volontariamente altri sei senatori, evidentemente stufi di essere sottomessi alla volontà assoluta del loro capo e, pare, un’altra decina di deputati.


Si parla e vocifera di riunioni più assomiglianti a feroci “risse” condominiali che a consessi di partito, con insulti da stadio piuttosto che con ragionamenti e civili confronti. Si sono viste parlamentari uscire in lacrime mentre l’eco degli insulti, anche belli pesanti, a loro rivolti si sentiva ancora nell’aria. Una mattanza in piena regola che vede ergersi a supremo giudice sempre lui, Beppe Grillo, capitano di una nave che a questo punto sembra essere sul punto di perdere inesorabilmente la rotta che si era riproposta.
 

La causa dell’ostracismo nei confronti della “famigerata banda dei quattro” è stata, come si è detto, la semplice critica che gli stessi avrebbero osato rivolgere al grande capo  grillino per essersi questo rifiutato, dopo un confronto da cappa e spada con lo stesso Renzi, di partecipare alle previste consultazioni in vista del nuovo governo. Una colpa, questa dei quattro senatori, gravissima in un partito in cui evidentemente sembra prevalere la legge del più forte, ovvero del capo, su quella del confronto democratico. Un movimento in cui il contrasto dialettico tra posizioni differenti, come è normale che si possano verificare all’interno di un partito, invece di esaurirsi nei canali interni e  intimi dello stesso partito, è sfociato in un lavaggio pubblico dei panni sporchi e in una condanna di chi a questo punto è stato additato come nemico del popolo, in perfetto stile “Rivoluzione Francese” con la sostituzione della ghigliottina con il…meno invasivo ma più sottile gioco della cacciata a furor di….tra quarti  di popolo.
 

Il problema a questo punto non è per nulla circoscritto perché le conseguenze potrebbero farsi sentire anche a livello politico in generale. L’esistenza di una ventina di “cacciati” che hanno grandi probabilità di essere seguiti in un futuro prossimo da altri dissidenti, potrebbero diventare un’autentica mina vagante all’interno degli stessi schieramenti politici. Questo drappello di fuoriusciti infatti potrebbe in futuro correre il rischio di finire “fagocitato” da altri gruppi diventando soldati di ventura adescabili e “asservibili” al miglior offerente con tutte le conseguenze del caso dal punto di vista della stabilità politica del Parlamento.
 

C’è anche la possibilità, paventata da alcuni dei fuoriusciti e…fuorviandi di presentare le dimissioni al Parlamento, dimissioni che devono essere comunque approvate dalla maggioranza dell’assemblea, il che non le rende quindi così automatiche e quindi percorribili. Insomma un bell’intrigo istituzionale di cui certamente il paese non aveva bisogno in questo momento e che potrebbe contribuire a togliere certezze allo stesso dibattito parlamentare.
 

I motivi che secondo noi stanno alla base della debolezza e della mancanza di unità all’interno dello stesso movimento di Grillo sono da attribuire ad un clamoroso “deficit” di precisi e condivisi intenti politici che non hanno quindi potuto “arricchire” l’enorme consenso popolare che ha portato alla modifica degli stessi vecchi equilibri politici del paese.

Il problema più grave che a nostro giudizio affligge il movimento di Beppe Grillo è stata, ed è tutt’ora, la mancanza di un programma politico preciso e soprattutto di una comune base ideologica da cui poter partire per avviare un profondo cambiamento nel paese, così come urlato-auspicato dallo stesso ex comico. In fondo il Movimento 5 stelle potrebbe essere paragonato ad un immenso autocarro che passando tra la folla ha invitato con i megafoni la gente a saltare su per andare a combattere la madre di tutte le Crociate. Un invito questo che sicuramente ha fatto breccia nell’animo degli Italiani stufi di promesse mancate ma soprattutto stufi della “politica dell’ingordigia”.
 

Peccato che, una volta saliti su quell’autocarro, ci si sia accorti che nessuno conosceva la strada esatta per arrivare in quella fatidica terra promessa e nessuno sapeva…combattere né tanto meno conosceva la sottile e difficile arte della tattica e della strategia militare. Insomma dai proclami non si è approdati in concreto all’attuazione di un mezzo adatto per raggiungere lo scopo supremo della vittoria. Questo principalmente per tre motivi: in primis perché la massa di gente salita in tutta fretta su quel camion, non aveva mai combattuto una “guerra” vera e propria, intesa come esperienza nel confronto politico, e quindi non sapeva e non sa letteralmente come si “tiene in mano una spada“. In secundis, non essendoci un’organizzazione vera e propria, tutto è lasciato nelle mani del capo supremo e del suo ristretto gruppo di fedelissimi che praticamente esercitano una sorta di potere assoluto sulla truppa, truppa  che quindi non è in grado di camminare con le sue gambe e se lo fa viene duramente redarguita quando non ostracizzata. In ultimo perché, ammesso e non concesso che quella guerra la si riesca in qualche modo a vincere, che cosa si farà dopo nessuno lo sa, infatti manca completamente la previsione di una fase fattiva e attuativa di un possibile governo del paese e per far questo, si sa, bisogna avere dietro le spalle una robusta intelaiatura politico-ideologica che sia in grado di tracciare la strada da percorrere. Insomma si è pensato prima a trovare il classico piccone per tirare giù la casa senza avere però ancora in mano il progetto per ricostruirla. In pratica il buon Grillo ha semplicemente urlato per le strade il suo fatidico “Armiamoci e partiamo” ma nessuno, tanto meno lui, ha mai saputo la destinazione di tale viaggio e ora sempre più proseliti, stufi di stare su quella barca senza meta, si stanno gettando in mare per tornare a casa. 

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Di Roberto Crudelini

Nato nel 1957. Laureato in Giurisprudenza, ha collaborato con Radio Blu Sat 2000 come autore e sceneggiatore dei Giornali Radio Storici, ha pubblicato "Figli di una lupa minore" con Rubettino, "Veni, vidi, vici" e "Buona notte ai senatori" con Europa Edizioni e "Dai fasti dell' impero all'impero nefasto" con CET: Casa Editrice Torinese. Collabora con Elzeviro.eu fin dalla sua fondazione, nel 2011.

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