Home / Affari di Palazzo / Politica interna / Il viaggio del papa

Il viaggio del papa

Condividi quest'articolo su -->

Pur con tutta la simpatia che proviamo per questo pontefice che parla col cuore e con semplicità, non possiamo esimerci dall’esternare il nostro pensiero su quanto ha detto sull’isola di Lampedusa. Non ci sentiamo globalizzati dall’indifferenza, ma dal dominio dei banchieri, che indirettamente ci mettono lo zampino anche in questi viaggi “della speranza” sulle cosiddette “carrette del mare”. Non siamo noi i responsabili delle eventuali disgrazie, nè ci sentiamo coinvolti. Pur sapendo che il papa deve fare il papa (e che la sua famiglia emigrò) vogliamo sottolineare che questa gente è fonte di guai non indifferenti. Questa è la nostra spina nel cuore. Non siamo d’accordo sul mito dell’accoglienza (di cui la sinistra è portavoce) e meno che mai sulla concessione della cittadinanza Italiana tout court a tutti i bambini stranieri nati nel nostro territorio. Un conto è il permesso di soggiorno e lavoro, un altro è la cittadinanza (che consente di votare al compimento del 18° anno di età). Non dimentichiamo che la cittadinanza non è un diritto, ma uno stato giuridico, che pertanto va tutelato. Avanti di questo passo fra una ventina d’anni italiani saranno gli stranieri (con i loro usi e costumi) e noi saremo paradossalmente in minoranza a casa nostra.

Vorremmo sapere perché coloro che uccidono gli Italiani che si trovano all’estero (militari e non) sono considerati patrioti, mentre i nostri soldati sono considerati carne da macello per cui nessuno versa una lacrima. Non siamo xenofobi, non proviamo avversione per gli stranieri, ma vogliamo essere padroni a casa nostra. Non siamo nemmeno razzisti, perchè non ci riteniamo appartenenti ad un’etnia superiore, ma solo orgogliosi della nostra e vogliamo difenderla dalle invasioni. Non pensiamo che essere nazionalisti (ed amare il proprio paese) sia un peccato. Cosa successe quando i romani conquistarono la Palestina ci è noto e il papa lo sa bene . Se le stanno a cuore i profughi provveda a loro nello stato del Vaticano del quale è sovrano. E dove l’immigrazione clandestina,a guarda, è reato. Noi nazionalisti siamo pure contrari al fatto che il governo Letta abbia nominato la congolese Cecile Kyenge, che non ritiene un reato l’immigrazione clandestina, ministro di un’integrazione che non potrà mai avvenire davvero. Se siamo colpevoli per quanto abbiamo detto e pensiamo, che Iddio ci perdoni.

Giuseppe Franchi, Naa

Per leggere un articolo  sullo stesso argomento, ma di diverso segno, nel solco dell'indipendenza che caratterizza questo giornale, clicca qui.
Condividi quest'articolo su -->

Di Redazione Elzeviro.eu

--> Redazione

Cerca ancora

La furia cieca e lo stridor di denti della sinistra sconfitta

Dopo il successo clamoroso di “Fratelli d’Italia” si scatena nel paese la furia scomposta di …