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Patrick Zaki e la xenofilia dei dirittoumanisti

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La partecipazione del clero mediatico rispetto alle pene dello studente egiziano Patrick Zaki, mal si concilia con il silenzio tombale che sta accompagnando altre due detenzioni altrettanto disumane (in cui le vittime sono nostri connazionali).

L’Italia si strugge per Patrick Zaki, un cittadino egiziano che è stato arrestato in Egitto con accuse formalmente abbastanza gravi, che gli inquirenti locali dovranno valutare.

L’Italia intera si batte per i diritti umani di questo ragazzo giusto perché ha studiato un po’ a Bologna da vero fico dell’intellighenzia liberal nostrana. Si arriva in alcuni comuni anche a dare la cittadinanza onoraria ad un individuo che potrebbe ipoteticamente dimostrarsi un vero terrorista.

Di lato abbiamo la vicenda dei tre studenti fiorenti, accusati di “violenza in corpo amministrativo”, reato per cui la pena arriva a 15 anni di carcere, ai quali sono stati confermati oggi gli arresti domiciliari per avere “commesso” volantinaggio per il Blocco Studentesco in una scuola avente alla presidenza un esponente politico del PD.

Accusiamo una stato sovrano di crimini contro l’umanità (stato con cui avevamo in ballo grossi interessi economici, tutti ovviamente gettati alle ortiche come da consuetudine), mentre nel nostro cortile teniamo agli arresti dei giovani per la loro semplice appartenenza ideologica giovanile, cosa che forse manco il fascismo era arrivata a fare.

Chiaramente non c’è mezzo esponente dei media che provi a soffermarsi su una disposizione ridicola e senza nessuna motivazione logica. Quando in casi di reati come stupro, spaccio, tentato omicidio, aggressione – con arresti anche in contumacia – si ha quasi sempre un bel rilascio in attesa di giudizio: così l’imputato alloctono può sparire magicamente nel nulla.

Questo è lo stato del nostro paese, ormai latrina ideologica priva di una qualsivoglia giustizia, o equità sociale, ma semplicemente un campo giochi di criminali al servizio di padroni stranieri.

Senza contare il caso dei pescatori siciliani arrestati in Libia e che a breve andranno a processo, che fa sprofondare il tutto nell’abisso del ridicolo; quando a Erdogan è bastato dire di avere un prurito e i suoi pescatori turchi sono stati liberati istantaneamente con tanto di scuse.

di R.I.

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