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Vaccino in arrivo… troppo presto

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Nell’attuale emergenza, è stato proposto un periodo di tempo più ristretto compreso tra 12 e 18 mesi, con team di esperti di tutto il mondo che lavorano per aumentare la velocità per trovare un candidato efficace.

Con l’anno nuovo arriva anche la data in cui il vaccino contro il Covid-19 verrà finalmente reso disponibile in Italia.
Un giorno che si aspettava dal primo momento in cui la pandemia ha iniziato a condizionare le nostre vite, momento che, ci si viene da chiedere, non sia arrivato troppo presto.
Il virus ha messo in ginocchio l’intera popolazione mondiale creando crepe difficilmente arginabili nel mercato globale, senza considerare gli effetti devastanti di decimazione che ha e che continua ad avere.

Le persone ormai sono stanche, oltre a chi si rifiuta di credere all’esistenza del virus e ai nomask, tra quelli che storcono il naso si contano anche lavoratori, studenti, medici perfino. Tutto questo perché siamo stati necessariamente privati delle libertà primarie, ma ora il peso di questa mancanza inizia a essere troppo pesante da portare.
È per questo che una notizia come quella della realizzazione di uno, due, tre vaccini contro il coronavirus ci si presenta come una bella boccata d’aria fresca.

Attenzione però, non è tutto oro quel che luccica.
Come viene dettagliatamente descritto sul sito dell’ARS (Agenzia Regionale di Sanità) infatti,


Lo sviluppo del vaccino è un processo lungo, che normalmente richiede anni e numerosi investimenti economici. I trial clinici richiedono molti test su migliaia di persone normalmente iniziano dopo circa 2-5 anni dalle iniziali ricerche sulla risposta immunitaria, cui seguono altri due anni di prove proclitiche che coinvolgono la sperimentazione animale.
Se il vaccino risulta sicuro ed efficace, deve poi rispondere a tutti i requisiti regolatori e ottenere l’approvazione.

Si conclude che il ciclo naturale di un vaccino, che termina con la somministrazione su larga scala, ha una durata che varia dai 4 ai 7 anni complessivi.
Sempre dal sito dell’ARS però si legge:

Nell’attuale emergenza, è stato proposto un periodo di tempo più ristretto compreso tra 12 e 18 mesi, con team di esperti di tutto il mondo che lavorano per aumentare la velocità per trovare un candidato efficace.

I tempi dello sviluppo di un vaccino si riducono così da 4 anni (nel migliore degli scenari) a 18 mesi. Il vaccino Pfizer-BioNTech otterrà “il 29 dicembre al più tardi” la risposta per la sua autorizzazione da parte dell’Ema (Agenzia Europea per i Medicinali).
La domanda sorge quindi spontanea: variazioni così drastiche alla normale fase di sviluppo di un vaccino non dovrebbero allarmarci? Oppure vogliamo affidarci al lavoro coperativo di esperti contando sulla solidarietà di una popolazione globale che si unisce contro la minaccia del virus?

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Di Eleonora Milani

Tirocinante presso Elzeviro.eu e studente dell'Università degli Studi di Torino.

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