Non inizia certo nel migliore dei modi il mandato a capo del ministero ereditato da Lucia Azzolina per Patrizio Bianchi. Subito dopo il giuramento al Quirinale infatti, il neo-ministro si è fermato a parlare con i cronisti sfornando alcune gaffe degne di nota: grammaticali e non.
Tralasciando questo esordio, alquanto imbarazzante, è giusto sapere qualcosa in più sul nuovo ministro dell’Istruzione. Patrizio Bianchi si è laureato nel 1976 in Scienze Politiche all’Università di Bologna, diventando professore ordinario di Politica Economica presso la stessa università nel 1994, subito dopo il perfezionamento degli studi alla London School of Economics.
Dal 2004 al 2010 è stato rettore dell’Università di Ferrara, per poi assumere il ruolo di assessore all’istruzione e al lavoro in Regione Emilia-Romagna per due mandati e divenire infine – nello scorso anno – capo della task force voluta dalla ministra uscente Azzolina, per organizzare la riapertura delle scuole a settembre.
Le priorità di Bianchi in qualità di ministro dell’Istruzione
Riprenderò subito le fila dell’enorme lavoro fatto dalla ministra Lucia Azzolina. In queste ore sto studiando atti e delibere. La priorità è capire il ruolo della scuola nel piano nazionale di Rilancio e Resilienza.
Patrizio Bianchi non ha intenzione dunque di stracciare quanto fatto dal suo predecessore, anzi aggiunge:
Il lavoro fatto finora è stato massiccio e importante. Lucia Azzolina che vedrò martedì ha lavorato moltissimo. Le dirò di più: ho l’impressione che non abbiamo messo abbastanza in evidenza quello che tutta la scuola italiana sta facendo. Certo, non mancano problemi specifici ma li affronteremo.
Se la prima questione da affrontare per Bianchi è la maturità (a tal proposito, ha assicurato gli studenti che in settimana riceveranno delle risposte), l’altro tema al centro del dibattito è il ritorno a scuola.
Riporteremo gli studenti in classe, come abbiamo riaperto le scuole in Emilia dopo il terremoto del 2012. Gli istituti a pezzi erano centinaia, allora. La sicurezza delle scuole, sia pandemica che strutturale, sarà un punto forte del mio mandato. Riporteremo i ragazzi in classe con la giusta cautela e gli investimenti del Recovery Fund.
Il pensiero di Bianchi sulla scuola
Per comprendere cosa ha in testa il neo-ministro sulla scuola basterebbe leggere il suo ultimo libro “Nello specchio della scuola”: pagine in cui emerge il suo pensiero e tutte le soluzioni pratiche da apportare al sistema dell’istruzione.
Secondo Bianchi bisogna ripensare il sistema scolastico per cambiare il Paese. È tempo di investire in educazione, non solo per superare l’emergenza Covid, ma per guardare oltre, per ritrovare quel cammino di sviluppo che sembra essersi perduto nei lunghi anni in cui hanno prevalso individualismo e populismo e che deve fondarsi sui valori definiti nella nostra Costituzione. In un’intervista il ministro spiega:
La scuola è il perno dello sviluppo. Noi in Italia abbiamo investito sulla scuola meno che negli altri Paesi ma in modo particolare abbiamo tagliato nel momento in cui tutti facevano il salto, cioè nel 2008-2009.
A noi non resta altro che sperare che qualcuno se ne interessi per davvero e che, per una volta, si metta al primo posto l’istruzione non solo negli esercizi di retorica elettorale: perché per la ripresa del sistema Italia è una priorità reale.