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La lezione della funivia non ferma la liberalizzazione degli appalti

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Nella stessa settimana in cui le consolidate criticità del sistema di gestione privata hanno provocato ben 14 morti, il governo tira dritto con il pacchetto di liberalizzazione degli appalti: dimostrando di non avere nessuna intenzione di piegarsi di fronte al capitalismo più avido e spudorato.

di Paolo Desogus

La magistratura e le perizie faranno luce sul grado di responsabilità dei diversi indagati nel disastro della funivia Stresa-Mottarone. Da quello che dicono i giornali sembra che i freni di emergenza siano stati deliberatamente disattivati a causa di un’anomalia che avrebbe richiesto un’ulteriore manutenzione.

Ora, vorrei far notare che la funivia è di proprietà pubblica. Sembra che sia del comune dopo una cessione della regione. In ogni caso si tratta di un impianto dato in appalto a una società privata, secondo quel meccanismo tipicamente italiano per cui lo stato spende, mentre il privato sfrutta all’inverosimile tali investimenti pubblici mettendo in secondo piano la sicurezza e la manutenzione.

Proprio mentre muoiono 14 persone e un’altra è in fin di vita, il governo non ha niente di meglio da fare che proporre un pacchetto di liberalizzazioni degli appalti e dei subappalti.

L’idea è quella di velocizzare le procedure, rendere meno difficile il passaggio di mano di responsabilità ad aziende e cooperative che per dimensioni e organizzazione riescono ad abbattere i costi e a gestire con contratti capestro i dipendenti. Per il governo, la ripresa economica passa per questo genere di speculazioni.

Insomma siamo sempre punto a capo. Lo stato italiano non riesce a immaginare nulla di diverso: continua ad alimentare la macchina di un capitalismo straccione, piagnone e senza scrupoli, che campa abbattendo costi e seminando pericoli. In un paese serio le funivie e altri servizi del genere sarebbero gestiti direttamente dagli enti pubblici.
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