Dopo la Francia è arrivato il turno di Croazia e Slovenia. Il fronte diplomatico ora si è aperto anche con i due Stati che si sono sentiti minacciati dalle dichiarazioni di Antonio Tajani.
Viva l’Istria e la Dalmazia italiane
Ha infatti detto il Presidente del Parlamento europeo, nonché uomo chiave di Forza Italia.
L’improbabile rivendicazione territoriale di Tajani
Parole che secondo il capo della diplomazia slovena “suscitano paura”, mentre per il Primo Ministro croato si tratterebbe di “revisionismo storico inaccettabile”. Non si comprende invero il motivo di tale levata di scudi dei nostri cugini balcanici, dato che le dichiarazioni dell’inconsapevole Tajani sono state estrapolate da un contesto ben preciso: la commemorazione del 10 febbraio.
Il giorno del ricordo degli eccidi ai danni degli italiani, al cui compimento contribuirono anche croati e sloveni, che allora rientravano nella grande famiglia jugoslava. Ecco che le dichiarazioni di Tajani di fronte alla foiba di Basovizza, simbolo della crudeltà comunista slava, erano tutto fuorché rivendicazione territoriale.
In Istria e Dalmazia si parla italiano
Ricordiamo poi ai burberi cugini slavi che tra l’Istria slovena, croata e la Dalmazia vivono oltre 30.000 italiani (concentrati soprattutto tra Zara, Pola e Ragusa che di italiano serbano pure il nome) e in molti comuni di quella zona vige il bilinguismo e l’italiano è ritenuto lingua ufficiale al pari di quella autoctona.
Revisionismo storico sarebbe dunque negare l’esistenza di italianità in Istria e Dalmazia.
Leggi sullo stesso argomento:
Antifascisti pronti a marciare contro il ricordo degli italiani morti nelle foibe
Milano, consigliere di ‘Sinistra per Pisapia’: “nelle foibe c’è ancora posto”