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Gli ucraini anti Putin uccidono rom, nel silenzio di Saviano

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Tra i vari cortocircuiti cerebrali in cui sta incorrendo il pensiero liberal e mainstream, degno di attenzione è sicuramente quello che riguarda gli assalti ai campi rom effettuati da paramilitari ucraini.

Nell’ideale e fiabesco mondo perfetto diviso tra buoni e cattivi creato dalla stampa mainstream, occupava sicuramente un posto in Paradiso la nuova Ucraina libera ed europea nata dopo la Rivoluzione del 2014.

L’Ucraina intollerante nata dalla Rivoluzione anti Putin

Nella narrativa europea dominante quell’episodio è stato raccontato come uno spontaneo moto popolare che ha scacciato dal Paese l’ingombrante presenza russa e il suo dispotico tiranno, Vladimir Putin. Da allora poche notizie in realtà filtrano sul contesto ucraino e sullo stato di avanzamento del suo tessuto democratico. Sembrerebbe che questa scarsa attenzione sia dovuta al naturale cammino verso l’evoluzione civile di quel popolo, liberatosi finalmente dal giogo russo.

E invece si scopre che l’Ucraina non solo non è quel Paradiso terrestre di libertà e democrazia, nuovo faro dell’est Europa, ma è anche luogo dove si compiono i più efferati crimini di stampo razzista.

I raid contro i rom e i cortocircuiti mainstream

Da settimane infatti l’ala paramilitare del partito ucraino di destra Svoboda effettua con regolarità dei veri e propri raid contro i campi nomadi presenti nel territorio ucraino. Il video è piuttosto emblematico.

Repubblica e altri giornali mainstream si sono subito affrettati ad accostare l’azione contro la comunità rom ucraina con le dichiarazioni del Ministro degli interni Matteo Salvini sui nomadi. Come le dichiarazioni di un Ministro possano influenzare l’azione di gruppi di un Paese a migliaia di chilometri di distanza. In realtà ciò che la stampa mainstream, volutamente o meno, non sottolinea è che il partito Svoboda, cui appartengono gli autori del raid, è quello che in prima linea ha contribuito proprio alla Rivoluzione anti Putin nel 2014. Anzi si tratta del partito che più di tutti si è esposto sul campo combattendo (nel vero senso del termine) contro i filorussi. Come riportato fedelmente dal The Guardian in questo articolo, risalente appunto al 2014.

Ora, risulta difficile per giornali come Repubblica spiegare ai propri lettori che l’Ucraina che ha “sconfitto” Putin è in realtà un covo di “neonazisti”. Come è difficile per personaggi alla Saviano denunciare un evento che contraddice in toto tutta la propaganda russofoba su cui si fonda la narrativa del blogger. E infatti non ne parla.

di Gabriele Tebaldi

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