#noUe
Il Ministro dell’Economia e delle Finanze del Governo Renzi sta brancolando nel buio in vista della presentazione di una manovra economica ai limiti del ridicolo.
Mentre i giornali mainstream tartassano scientemente le nostre menti circa uno dei Referenda più inutili della storia della Repubblica italiana, tra il Governo e l’Ufficio parlamentare di Bilancio si sta consumando una diatriba che ha del comico.
Il Governo per mano del suo Ministro Pier Carlo Padoan, ex pezzo grosso del Fondo Monetario Internazionale, sta ultimando la stesura della manovra finanziaria che arriverà sabato al Consiglio dei Ministri. Secondo le previsioni di Padoan e del suo team la manovra avrà una ricaduta positiva sul Pil italiano,udite udite, dell’1% nel 2017. E’ superfluo sottolineare come tale cifra rappresenti “nulla” sul prodotto interno lordo di una nazione di oltre 60 milioni di persone. Nell’Ungheria del “tiranno” Orban si cresce con percentuali del 3.6% all’anno (più del triplo di ciò che è stato promesso da Padoan).
Tuttavia la pagliacciata del Ministro dell’Economia non finisce qui.
L’ufficio parlamentare di bilancio avrebbe addirittura contestato le previsioni di Padoan, ritenendole ottimistiche e senza le dovute giustificazioni. “L’Ufficio parlamentare di bilancio ha espresso la propria valutazione del quadro macroeconomico programmatico della nota di aggiornamento del Def 2016 nell’audizione del 3 ottobre ultimo scorso. Vi è quindi una divergenza di opinioni con il governo, rammento comunque che il principio del comply or explain non obbliga il governo ad adeguarsi, ma richiede che esso illustri i motivi per i quali ritiene di confermare le proprie valutazioni o conformarle a quelle dell’ufficio“, così si è espresso in una nota l’Upb (Ufficio parlamentare di bilancio). Il bello è che Padoan non ha mica risposto alla nota con le richieste giustificazioni ma ha semplicemente affermato che tra le due previsioni c’è “uno scarto contenuto, che a noi non sembra significativo“. Pare dunque aver ammesso la non accuratezza dei dati da lui forniti.
Per effettuare la prova del nove conviene allora analizzare la manovra nel dettaglio. Gli investimenti previsti (spese dello Stato per i cittadini) ammonteranno a 24,5 miliardi di euro così divisi: 15,1 miliardi di blocco di clausole di salvaguardia, 4,2 miliardi in investimenti e competitività, 3,1 miliardi per pensioni, lotta alla povertà e contratto con gli statali.
Bene.
Ecco invece le entrate previste in 18,4 miliardi di euro: 8,5 miliardi in tasse aumentate, 2,6 miliardi di tagli, mentre il resto arriverà dalla voce “ulteriori coperture”.
Tutto questo vuol dire che lo Stato dà ai cittadini 24,5 miliardi e se ne riprenderà 18,4, lasciando così nemmeno 6 miliardi di euro nelle tasche dei cittadini. Ecco spiegata la crescita nulla dell’1% (secondo le stime più che ottimistiche di Padoan). Questo procedimento di dare e riprendere quasi la stessa quantità di soldi, che agli occhi di un profano può sembrare inutile e ridicolo, è in realtà frutto del distruttivo Trattato di Lisbona ratificato dal nostro Paese, che ci obbliga per Costituzione al pareggio di bilancio.
La manovra economica proposta dal Governo non avrà infatti il consueto iter legislativo italiano, passando cioè attraverso una “semplice” approvazione parlamentare. Essa dovrà invece subire il vaglio delle autorità economiche europee, che valuteranno la “sostenibilità” economica della manovra. Tradotto significa: meno uno Stato spende per i suoi cittadini, più è considerato virtuoso da Bruxelles.
Eccovi dunque un piano perfetto di economicidio.
Padoan, economista esperto, tutte queste cose le conosce. Sa che non ci sarà una crescita dell’1% (lo ha anche ammesso tra le righe), sa che una crescita dell’1% è in ogni caso un nulla nella nostra economia, sa che con il vincolo di bilancio imposto dall’Unione europea non ci potrà mai essere una crescita economica (ovvero un aumento dei salari, dell’occupazione, delle pensioni e dei consumi).